avvenimenti di 50 anni fa ....... 1965

...questi gli accadimenti e gli argomenti di cui si parla in quest'anno, tratti dal:

Bollettino Parrocchiale " STELLA ALPINA"  redatto da don Aurelio Frezza

.... per "non dimenticare".

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LACHIESA

parrocchiale di Costalissoio finalmente si è vista rimessa a nuovo anche esternamen­te. E' scomparsa la tinta rossa dilavata e maculata che appesantiva l'edificio e strideva con l'ambiente.

Il colore bianco smorzato e tagliato dal cenere-pietra delle lesene e dei cornicioni snellisce gli alti muri e da luminosità alla piazza. E' un giudizio unanimemente con­diviso.

Il lavoro è stato eseguito dall'Impresa Cesco Carlo di S. Pietro, dato che in paese no si è trovato chi si assumesse il compito di innalzare l'armatura, principale difficoltà. La stessa Impresa ha affidato il lavoro di tinteggiatura a imbianchini di sua fiducia.

Ora la Fabbriceria si trova nella necessità di trovare altri fondi per pareggiare la spesa che si è rivelata assai superiore al previsto e al fondo cassa disponibile. Si sappia che la Regola (all'infuori di una solerte prestazione e portato a pie d'opera le lunghe stanghe occorrenti), nè il Comune hanno potuto contribuire alla spesa, che dovrà essere coperta con le industrie del Parroco e con le offerte dei volonterosi.

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VARIE

L'organizzazione dei Pompieri volontari, capeggiati da Giuseppe De Mario fu Canzio, ha provveduto a rendere più efficiente il servizio antincendio in paese sia con l'aumentare le prese e le riserve d'acqua sia con l'aver ottenuto una motopompa e l'attrezzatura adeguata.Auguriamoci che tutto ciò debba servire soltanto per allenare e occupare i giovani nelle ore libere, e non per estinguere incendi.

L'Impresa Lapasini è già al lavoro nel centro di S. Stefano per l'asfaltatura delle vie interne ; poi passerà a Campolongo.Con i macchinari moderni, di cui è attrezzata l'Impresa, il lavoro dovrebbe procedere speditamente. Ma per il settore Casada-Costalissoio si prevede che i lavori non verranno eseguiti che nei mesi di luglio-agosto.

Per i nostri disoccupati non c'è molta prospettiva di impiego.

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Il cantiere di lavoro sta conducendo a termine l'allargamento della curva sopra Casada, la più stretta e più ripida, per la quale si prospettavano soluzioni più costose, non realizzabili. Comunque sarà ora più agevole, e meglio ancora se quel tratto venisse asfaltato, considerandolo un prolungamento di strada interna

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DATI STATISTICI DEL COMUNE

Il Comune di S. Stefano è situato in montagna (m. 908 S. Stefano, m. 1243 Costalissoio). La superficie del comune è di kmq. 99,46. La superficie agraria-fore­stale kmq. 84,71. I boschi coprono una superficie di ha. 175.27.00, i pascoli han­no una estensione di ha. 66.96.10.

La popolazione legale ( 1961 ) risulta di 3313 unità. I presenti al l marzo 1965 sono in totale 3299, così suddivisi : S. Ste­fano 1295 (altitudine m. 908), Campo­longo, abitanti 1294 (altitudine m. 940), Costalissoio, abitanti 496 (altitudine m. 1243), Casada, abitanti 228 (altitudine m. 1035).

 

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Pur trovandosi di fronte alle difficoltà del momento, la Giunta Comunale presieduta dal Sindaco Gaetano Polzotto (il 38.0 Sindaco del comune dal 1870) ha deliberato di proporre al Consiglio: la nomina di una commissione per studiare la possibilità e la convenienza di costruire colombari nei vari cimiteri, la domanda del contributo dello Stato per la costruzione del nuovo cimitero a Castalissoio, di installare a Costalissoio tre nuovi punti luce.

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La strada Casada-Costalissoio vedrà ripresi, al più presto possibile, i lavori di sistemazione, grazie alla concessione di un cantiere di lavoro per n. 1140 giornate-operaio. Dirigeranno il cantiere il geom. Capuzzo e il sig. Zaccaria Zacca­ria.

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Ecco un po' di bilancio del 1964 per le due chiese ;

Costalissoio :

Bilancio ordinario attivo           L. 60.367

Bilancio straordinario attivo      » 251.184

                                                                        Totale L. 311.551

Casada :

Bilancio ordinano attivo Bilancio straordinario attivo        L. 65.217

Il bilancio ordinario comprende le entrate ordinarie (offerte delle cassette, del Santissimo, contributo della Regola (L. 35.000 per Costalis­soio e L. 50.000 per Casada), e le spese ordinarie (luce, cere, azimi, riparazioni arredi, piccoli ac­quisti, ecc.).

Il bilancio straordinario comprende invece le offerte straordinarie per le spese straordinarie

(lavori, acquisti, riparazioni importanti, ecc.).

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La chiesa di Costalissoio possiede una Croce d'argento, di valore non definibile, lavoro di scuola veneziana del 1600. Era però logorata dal­l'uso e mancante di qualche fregio andato perduto. L'ho fatta rimettere a nuovo con la spesa di L. 55.000. E' veramente pregevole ora. Prima di farcela riavere, l'hanno esposta In due Mostre d'Arte sacra ed è stata ammirata e fotografata.

La chiesa possiede dunque due Croci d'argento. Questa di cui si parla, e l'altra, più grande e più appariscente, ma più recente (1800), la quale pure era ridotta in cattive condizioni e fu rimessa a nuovo dieci anni fa. E' quella che si espone nelle maggiori solennità.

Ho speso anche L. 60.000 per fare aggiustare il vecchio armonium, che Don Riccardo acquistò nel 1949 per L. 20.000 dalla chiesa di S. Nicolò. Buon armonium di fabbricazione francese, che meritava di essere conservato in efficienza e ora serve al capo dei cantori per suo studio.

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Nel periodo estivo abbiamo dedicato le nostre attenzioni ai villeggianti che sono ritornati in buon numero a respirare l'aria pura e balsamica delle nostre montagne.

Li abbiamo visti sciamare nei boschi e immagazzinare ossigeno, a scaricare la tensione nervosa e i miasmi della città, a sgranchire le membra, sù sù per le pendici umide di rugiada o di pioggia, attirati da quella caccia al tesoro che è la cerca dei funghi, e, diciamolo pure, ad affollare le nostre chiese, mentre i locali se ne stavano discretamente in disparte.

Abbiamo visto ritornare le colonie a Casada: la Casa Acli di Don Dino (operai e professionisti cristiani), la colonia di Don Fortunato (ragazzi scelti di Vittorio Veneto), quella delle Suore di Trieste, che hanno dimostrato alto livello religioso e morale, oltre che perfetto funzionamento, e, sopratutti, gli studenti, i Superiori e professori del Seminario di Trieste. Siamo loro riconoscenti e per i servizi religiosi che hanno prestato a Casada e a Costalissoio (in occasione delle feste di S. Lorenzo e dell'Assunta particolarmente) e per l'edificazione che hanno dato alla popolazione locale. Essi saranno i benvenuti anche nei prossimi anni.

Il tempo, nel mese di luglio, non aveva favorito troppo il movimento turistico: giorni piovosi si succedevano a giorni incerti e i lamenti a qualche debole speranza. Qualcuno pensava a S. Anna, ma con poca convinzione. Agosto ci portò finalmente il caldo: e, con il caldo, giornate veramente estive, notti tiepide, cieli azzurri, orizzonti luminosi e... cori di esclamazioni gioiose.

Ma nella seconda quindicina di agosto, le perturbazioni atmosferiche ripresero a scendere dal nord e le piogge a cadere con quella monotona regolarità, che doveva restare la caratteristica di questa eccezionale estate.

 

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ASILO INFANTILE

Non sarà mai possibile che le due frazioni di Costalissoio e di Casada abbiano sul posto un proprio Asilo per i propri bambini, sia per l' insufficiente numero dei frequentanti, sia per la mancanza dei mezzi finanziari occorrenti per la costruzione e il funzionamento di tali scuole materne.

La soluzione possibile non può essere che quella adottata da molti altri Comuni e Parrocchie, e cioè un Asilo posto al centro e servito da automezzi per il trasporto dei bambini.

Nel mese scorso ho cercato di vedere se una tale soluzione non fosse realizzabile per le due frazioni di cui ho la cura spirituale. Di massima, l'Asilo di S. Stefano, che poi non è comunale, ma della Regola, sarebbe disposto ad accogliere i nostri bambini alle stesse condizioni praticate per i piccoli di quel centro e per alcuni altri di S. Nicolò, e cioè a L. 1700 al mese.

Il problema si rende difficile quanto al finanziamento del mezzo di trasporto. Visto che gli Enti pubblici locali si dibattono in serie difficoltà finanziarie e considerato che poche famiglie potrebbero eventualmente addossarsi la rilevante quota per il trasporto, non resterebbe che la speranza di ottenere un contributo dal Ministero della Pubblica Istruzione: il che sarebbe possibile, ci assicura l'On. Fusaro, ma sotto altra voce e solo se il Comune, previo e particolare accordo con la "Regola di S. Stefano, ne facesse domanda.

La cosa si complica, come si vede, ma il tentare non nuoce. Si suggerisce per­tanto alle famiglie interessate di Casada e di Costalissoio di fare una domanda collettiva in tal senso al Comune.

La domenica 17 ottobre giunse a Costalissoio l'On. Leandro Fusaro deputato a»l Parlamento, accolto dal Sindaco signor Polzotto, dall'Assessore Geom. De Bettin, dal consigliere comunale Dr. De Mario e da un gruppo di giovani D.C. L'incontro, che ha destato interesse e lasciato buona impressione, ha dato modo ai nostri amministratori di prospettare alcune necessità del paese e di ottenere dal Parlamento suggerimenti e impegni di aiuto. Argomento principale è stato il modo di finanziare l'asfaltatura della strada Costalissoio Casada. E' stata indicata una soluzione, che il Consiglio Comunale dovrà vagliare.

All'ultimo momento si viene a sapere che la Giunta ha autorizzato il Sindaco a chiedere un mutuo di L. 16 milioni a ta­le fine.

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Sembra certo, ormai, che la festa della Montagna per il 1966 sarà celebrata in Val Visdende, se non sorgeranno ostacoli

 

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APPUNTI STORICI

Genesi di alcuni nomi

La proprietà in comune dei pascoli e dei boschi da parte degli abitanti originari del luogo è un istituto di diritto privato risalente molto addietro nel tempo. Una documentazione scritta non va oltre IL; 1200, ma ci sono buone ragioni per ritenere che tale istituto esistesse anche al tempo dei Longobardi e al tempo dei Romani. Infatti si riscontrano rassomiglianze con analoghi diritti di proprietà e regolamentazioni in uso nel Diritto Germanico e nel Diritto Romano.

Oggi tale proprietà indivisa e indivisibile e inalienabile si definisce con il termine « Regola », che è la parola usata per indicare lo statuto che contiene le « regole » fissate per il buon uso dei pascoli e dei boschi.

Anticamente, quando la lingua ufficia­le era il latino, l'insieme dei proprietari si chiamava : universitas montis..., pertinentes comunis montis..., comune hominum partecipantium montis... (seguendo alla parola : montis, il nome proprio della montagna sulla quale si esercitavano i diritti).

Quindi il termine « Comune » era il nome più usato per indicare la consocia­zione dei proprietari dei pascoli prò indiviso.

E' interessante notare che le « regale » riguardavano lo sfruttamento del pascolo e non tanto del bosco, che non aveva alcuna importanza commerciale, e quindi era lasciato all'uso non controllato dei singoli.

La riunione dei proprietari, che discutevano i loro interessi, si chiamava anche «Fabula», perchè i proprietari si radunavano per « fabula re » o parlare, ragionare. Il che facevano, non avendo una sede propria, o in piazza, davanti alla chiesa, se c'era; oppure sotto un grande e vecchio albero (sub quercu). Cosi si trova scritto : « Tota fabula ( tutta la Regola) de S. Stefano et de Casada de Comelico », dove il latino e l'italiano cominciano a fraternizzare. Siamo in periodo di transizione dal latino all'italiano.

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Mentre l'origine dei nome « Casada » è di facile individuazione( Casa, Casato), più difficile è spiegarsi come sia sorto il nome « Costalissoio ».

Porse non è del tutto fuor di posto at­tribuire tale denominazione alla fusione di due termini : « Costa-Lissa ». Il suffisso « Lissa » sarebbe il nome di quel tracciato sdruciolevole, lungo il quale i boscaioli fa­cevano scivolare i tronchi a fondo valle : vocabolo ancor oggi in vigore e che richia­ma l'altro « Disson » (Lisson?), che è il sentiero tracciato e percorso dal bestiame al pascolo in alta montagna.

Se nel 1300 (al tempo di Dante Ali­ghieri ) il paese si chiamava già COSTA- LIXOIO, la fusione dei due termini( e il relativo adattamento vocale) va collocata a prima del 1000.

L'altra spiegazione, Costa del Sole, è meno convincente, anche se più suggestiva.

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APPUNTI STORICI

Trascrivo alcune notizie di carattere generale, che avrebbero dovuto precedere la ultima puntata.

Anzitutto ecco un riassunto delle varie denominazioni politiche. Le valli del Cadore e del Comelico videro insediarsi gruppi di Illirici (Dalmati. Albanesi) e di Veneti ancor prima dell'arrivo dei Romani. Costoro piantarono una stazione militare nel Friuli (Forum Julium Carnicum, l'odierna Zuglio), dalla quale dilagarono nelle zone vicine. Li seguirono i Longobardi ( che venivano dalla Germania ; Re Al­boino, 568), che lasciarono larghe tracce nella lingua e negli usi e costumi. Più tardi arrivarono e si impadronirono del Cadore i Franchi (Carlo Magno, 800 d.C., che fondò il Sacro Romano Impero, di cui il Cadore fece parte per lungo tempo).

Nel 1077 l'Imperatore Enrico IV fece donazione del Cadore al Patriarca di Aquileia. il cui dominio politico si svolse fino al 1420, a volte direttamente, a volte ( 1138-1335) a mezzo dei Conti Da Camino, suoi feudatari.

Con la caduta del Patriarcato d'Aquileia (1420), sottentrarono a governare queste popolazioni e a sfruttare queste val­li e questi monti i « boni venetiani » (ri­cordiamo i legnami e le antenne fornite alle navi della Serenissima), poi i Francesi con Napoleone (nel 1798 arrivarono fin quassù a requisire l'argenteria di chiesa, come trovo scritto), e finalmente gli Austriaci, che se ne andarono con l'ultima guerra di indipendenza (1865).

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Dal punto di vista dell'organizzazione ecclesiastica, sappiamo che i nostri paesi dipendevano dal Patriarcato di Aquileia ( 1077-1 420) e poi passarono sotto la giu­risdizione della Diocesi di Udine; infine, nel 1847. furono aggregati alla Diocesi di Belluno.

Il Cristianesimo raggiunse abbastanza rapidamente le popolazioni insediate fra questi monti. L'organizzazione ecclesiastica (creazione e riconoscimento delle par­rocchie) fu invece più lenta.

Fino al 1208. tutti i piccoli centri abitati e le relative chiesette dipendevano dal Plebanus di Pieve di Cadore, quali cappellame o curazie. In quell'anno, il Plebanus o Arcidiacono di Pieve. Stefano « chierico romano » rinunciava al suo diritto di giurisdizione su S. Stefano del Comelico (a causa della distanza e delle difficoltà di comunicazione) a favore di Odorico. sacerdote, ivi dislocato, che assunse il titolo di Plebanus o Pievano, anche lui (così come avvenne per altri 6 centri del Cadore, i cui Parroci anche oggi conservano il titolo di Pievano.

N.B. - La popolazione si chiamava Plebs - Plebe e chi la governava non poteva che chiamarsi Plebanus - Plebano - Pie­vano.

Le altre parrocchie del Comelico si formarono e si staccarono da Stefano gradualmente e lentamente, non senza difficoltà e dolore per la Matrice.

Nel 1847, quando il Comelico passò alla Diocesi di Belluno, le parrocchie erano soltanto due (S. Stefano. 1208. Comelico Superiore. 1636) più la Curazia di S. Nicolò (1670), da cui dipendeva Danta.

Oggi le parrocchie sono 10 : oltre le due nominate e S. Nicolò diventata parrocchia due anni fa, esse sono : S. Pietro (1857), Danta (1861). Padola (1939), Costalta (1943), Costalissoio - Casada (1950), Campolongo (1955), Dosoledo (1962).

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