anno 2010 - Bisogna avere attorno ai sessant'anni per
ricordare, almeno in parte, la storia di Guido De Mario. Il ricordo di quando
negli anni "sessanta" (1960) in paese ci si organizzava per andare in Centro
Cadore per vedere la TV, non tutti i canali erano ancora diffusi in Comelico, e
li per vedere il nostro Guido. Riccardo |
Una storia "straordinaria" quella
di
Guido con la moglie Lucia, il figlio Virginio e la figlia |
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...storia "umana" - il testo è del figlio Virginio.
L’UOMO - Guido nasce nel 1920 a S.Stefano di Cadore da Orsola
e Virginio. Da loro viene educato al rispetto e alla carità cristiana , valori
che lo
accompagneranno per tutta la vita. All’età di 12 anni raggiunge il padre che
lavora a Milano. E’ tutt’altra cosa che il suo Cadore: qui la gente corre e
non si ferma mai e soprattutto nessuno si saluta, come invece gli hanno
insegnato i suoi. Guido fa i lavori più umili, tipo il portatore di acqua per i
muratori nei cantieri, poi la notte per guadagnare qualche soldino, non dorme in
casa ma in un garage come guardiano notturno. Questa grande
città “dal cuore in mano” in realtà discrimina “scarpetti”, così chiamano i
Cadorini “venuti giù con la piena (Piave)”. E così Guido diviene prevenuto
con tutti, perché in molti lo deridono ad esempio per il taglio dei capelli
fatto dal padre con il metodo a scodella.
La vita è dura , soprattutto vivere in quattro persone in due locali, con il
bagno in cortile in comune con altri inquilini .Guido fa l’operaio, è
volonteroso, qualità nota dei Cadorini, e di buona volontà, ma il desiderio di
conoscere il nuovo lo porterà ad arruolarsi volontario nell’esercito, cosa
di cui si pentirà subito. Viene destinato a Napoli, dove frequenta la scuola di
aviere elettricista, poi a breve spedito in Grecia dove verrà catturato e
portato in un campo di lavoro in Polonia. Tornerà a casa dopo sette anni tra
naia e prigionia: irriconoscibile. Il fisico minato dagli stenti e dalla fame
e soprattutto dagli orrori della guerra.
GLI ANEDDOTI
Guido come molti sopravissuti raramente racconta fatti e aneddoti della
guerra.
Ne raccontava solo due.
Il primo, racconta, di quando dopo due tentativi vani, al terzo riesce a fuggire insieme a due compagni dal campo di internamento in Polonia. Di giorno si nascondevano nei fossi e la notte camminavano seguendo i binari dei treni e cercando aiuto presso le fattorie che man mano incontravano. Ed è proprio in una casa che avviene un fatto che lo segnerà per sempre. Alla sua richiesta di aiuto un contadino polacco, gli apre la porta, Guido fa capire che è italiano, fa il segno della croce e dice che viene dal paese del Papa: l’uomo lo accoglie nella sua casa, gli offre un pezzo di pane ed una patata, poi sveglia i suoi figli piccoli, erano sette, spiega loro che quell’uomo viene dal paese del Papa, si inginocchia e lava i piedi allo stupito Guido che non crede ai suoi occhi. Questo evento di grande umanità e fede lascerà un segno profondo nella personalità di Guido che sarà sempre attento ai più poveri e bisognosi.
Il secondo avviene pochi giorni dal suo rientro dalla prigionia: a Costalissoio
i partigiani gli consegnano due tedeschi catturati nei boschi, gli danno un
mitra e gli danno carta bianca, può anche ucciderli. Guido li mette in solaio e
da loro qualcosa da mangiare, ma loro non mangiano, hanno paura di essere
avvelenati. Alcuni giorni dopo a S. Stefano arrivano gli Americani liberatori e
a loro Guido consegna i prigionieri, che non credono alla salvezza e baciano le
mani a Guido che ha loro salvato la vita. A distanza di pochi mesi due grandi
atti di umanità prevalgono, in un
mondo sconvolto dalle atrocità della guerra.
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(aneddoto della gioventù)
IL PROSCIUTTO COTTO
Quando ragazzino a Milano faceva il portatore di acqua, un giorno un camionista
gli dice di andare a prendergli un panino col prosciutto cotto.
Prosciutto cotto? Replica Guido.Certo replica il camionista, ma con un risolino
che allarma Guido che non sa cosa sia il Proscitto cotto. Così si reca dal
panettiere e guardando il negozio non vede niente che fuma (prosciutto cotto) e
quindi prende del cioccolato. Ritornato dal camionista gli racconta che il
prosciutto cotto non c’era poiché il forno era rotto!!!! Grandi risate del
camionista che replica: ma da dove vieni??? Gli da qualche centesimo e gli
raccomanda di andare a comprare il prosciutto che lui non ha mai visto, e di
dire ai suoi genitori di insegnargli le cose della vita!!!
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Siamo negli anni 50 e a Milano non si fatica a trovare lavoro e riecco Guido in fabbrica a fare l’operaio, ha incontrato a Costalissoio Lucia Bettini che divenuta sua moglie gli ha donato due figli. Guido cerca sempre di migliorare la sua condizione economica, e così finita la giornata in fabbrica fa un secondo lavoro : il benzinaio. E’ cortese e ci sa fare, cosi la Mobil Oil gli propone di gestire in proprio un nuovo chiosco di benzina: in Piazza Piemonte a Milano. Ma non basta la buona volontà, nella vita ci vuole soprattutto fortuna, che non sorride a Guido che per sei mesi si vede chiudere la strada di transito per lavori stradali.
...storia "artistica" - il testo è del figlio Virginio.
L ‘ARTISTA
E’ qui che emerge l’artista, poiché nessuna auto viene a far benzina, Guido
inizia a dipingere ad olio, ma prima di iniziare un quadro scrive una
poesia che farà nascere il soggetto del quadro. Grande amante della natura si
firma Capo60, capo perché tutti lo chiamano “capo mi faccia il pieno” e 60,
perché di fronte alla grandezza della natura sei zero.
Alcune sue
poesie
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LA FAME
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“ ERNESTO” Di cane hai la coda, bastardo il resto Occhi tristi e pensosi Di lampioni lontani Un collare porti al collo Ed uno straccio sulla schiena. Un uomo ti ha insegnato A mordere un altro uomo. Tu pensi invece Ad una notte immensa Sognando un osso da rosicchiare Ed una cagnetta da amare. Ti chiamano Ernesto Ma il tuo cuore E’ di cane. SUONANDO IL GNAGNO
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I suoi quadri piacciono ai clienti e viene notato anche da un critico d’arte che
lo invita a continuare a dipingere. I giornali pubblicano le foto dei suoi
quadri e dei lavori che fa con gli stuzzicadenti. La Domenica del Corriere gli
dedica una pagina e la Mobil Oil italiana gli organizza una mostra nel cuore di
Milano.
Addirittura viene intestato un club di pittura a Guido De Mario, definito naif
con una particolare tecnica di pittura, infatti il colore non è steso sulla tela
ma in rilievo , cioè poroso ogni pennellata crea una propria ombra che produce
un effetto particolare di luce.
Nel 1961 espone i propri lavori al Palazzo Comunale di Pieve di Cadore.
Sempre nel 1961 espone a San Pietro di Cadore
A Giugno del 1962 raggiunge un notevole successo a Milano esponendo alla
Galleria Gian Ferrari di Via Gesù .
Le opere, sia sculture che quadri, di Guido De Mario sono un po’
in tutto il mondo sino in America e Australia. Tutta la documentazione qui
esposta è tratta dai giornali diversi e libri che i figli Virginio e Marisa
hanno conservato oltre ai numerosi quadri del padre.
Diversi dipinti sono ancor oggi conservati da amici e estimatori in Cadore.
Dala "Domenica del Corriere" anno 1961 |
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...storia "del fantastico" - il testo è del figlio Virginio.
IL PERSONAGGIO
Così si presentava Guido De Mario:
Sono musico, pittore lunare, astronauta da giardino, allevatore di canarini, addomesticatore di lumache da corsa, dirottatore e rallentatore del traffico cittadino, parlatore con i monumenti, inventore della "nonna terapia".
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Alla pagina storia "del fantastico" ----->>>