avvenimenti di 50 anni fa ....... 1968

...questi gli accadimenti e gli argomenti di cui si parla in quest'anno, tratti dal:

Bollettino Parrocchiale " LUNGO LA VIA"  redatto da don Aurelio Frezza

.... per "non dimenticare".

...pricipali argomenti trattati:

LA CHIESA DI CASADA

Appunti storici

CIMITERO NUOVO

TINTEGGIATURA DELLA CHIESA

SCUOLA MATERNA

 

 

IL CAPITELLO
di Pierina Fronza sarà restaurato, non già ricostruito in altra parte.

Ho sentito pareri diversi in merito. Si ventilava, da qualcuno e fra questi cera anche il Parroco, di abbattere il vecchio capitello e di innalzarne un altro in un luogo di più facile eccesso e precisamente ai margini della strada.

Contro questa idea insorse un diretto responsabile, perché erede, il quale esige che il Capitello non sia abbattuto, ma restaurato. Paolino Dorìguzzi ha le sue buone ragioni, ma in tal caso i proprietari del Capitello devono farsi promotori dell'iniziativa, e non aspettare che altri se ne assuma il compito e le spese.

- Dunque accagliamo la lesi di Paolino. Egli chiede pure la collaborazione di Osvaldo Vanina e del Parroco, i quali saranno ben disposti a dare il loro aiuto. Non occorre nominare un Comitato per cosi poco: il Comitato può ritenersi formato dalle tre persone nominate.
Già alcune persone hanno dato il loro segno di approvazione.
E' bene però che non sia sempre il Parroco a spingere e a organizzare.

Qualche volta l'iniziativa venga dal popolo e sia condotta a termine.

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VARIE

Si attende il buon esito della domanda inoltrata dal Comune nel 1965 al Ministero dei Lavori Pubblici per la costruzione del nuovo Cimitero.

L'On Fusaro è stato interessato dallo Assessore Geom. De Bettin a sollecitare  l'evasione della pratica e il Ministro Mancini ha dato assicurazione di tener  presente, nella ripartizione dei fondi, anche la nostra necessità.

***

L'illuminazione pubblica, per quanto sia sempre all'ordine del giorno, avrà  ancora qualche rinvio, perché a suo tempo si è preferito che il Comune portasse a compimento la strada Casada-Costalissoio, rinunciando per il momento al nuovo impianto. Si capisce che, sotto questo punto di vista, Costalissoio fa la figura della Cenerentola, ma bisogna aver pazienza, anche se restiamo al a semibuio ancora per qualche tempo.

***

L'acqua potabile è l'eterno problema dei paesi di montagna. A Costalissoio si sono spesi dei bei milioni per accalappiare magre e incostanti sorgenti, che, per l'aumentato consumo, si rivelano sempre più insufficienti: molte case restano in secca, specialmente d'inverno.

Si ritorna ora a parlare del torrente Melin e ciò da persone serie, le quali ve.dono in quell'acqua abbondante e pura, anche se lontana, l'unica definitiva soluzione del problema.

Il finanziamento sempre non impossibile, se i paesi, che saranno interessati, si metteranno d'accordo.

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LA CHIESA DI CASADA

Costruita nel 1855 è stata certamente innalzata su terreno di riporto, almeno per la fiancata a sud. Ne fa fede il muraglione tirato su per sostenere la piazzetta, ma soprattutto lo fanno pensare le screpolature dall'alto in basso dei muri perimetrali.

Quando poi si è costruita l'aggiunta alla sagrestia, non si è affatto cercato il terreno solido su cui poggiare le basi. Questa aggiunta oggi appare inclinata di alcuni centimetri e si è staccata dalla precedente costruzione di altrettanti centimetri, tanto che attraverso lo stacco si può passare una mano e vedere il cielo aperto.

C'è il pericolo di crollo? Non pare per il momento, ma sarà bene controllare eventuali altri cedimenti.

LAmministrazione della Regola si è detta propensa a dare la tinteggiatura esterna della chiesa. Molto bene. Occorrerà ora che la stessa rivolga l'invito ufficiale alle imprese attrezzate per tale lavoro per ottenere dei preventivi. E' questa la via maestra, senza che vi si intrometta il Parroco.

Ha fatto buona lezione la vicenda della riparazione del tetto.

 

Appunti storici

Le antiche condizioni di vita.

Se si accetta la tesi della tradizione, diciamo che il paese di Costalissoio ebbe origine allorché «13 ladri » si rifugiarono quassù per sfuggire ai rigori della Giustizia e innalzarono le prime capanne più a monte in posizione isolale. Quando non si sa. Più tardi scesero in basso, a metri 1248 sul mare, dove ricostruirono le loro case rudimentali con tronchi d'albero, vicine le una alle altre, per meglio difendersi dai briganti e aiutarsi a vicenda.

E' certo che i primi nuclei di case e i primi paesi vennero costruiti non a fondo valle, che non costituiva allora un motivo di attrazione per mancanza di strade e per l'insistente traffico di gente e di commercio, ma in alto, sulla montagna, che offriva maggior sicurezza contro il dirompere delle acque e il pericolo delle invasioni e dei malintenzionati e che metteva la gente a più diretto contatto con le fonti di vita: i prati e i boschi.

Questo ragionamento vale per un tempo molto remoto, mentre noi ci troviamo a parlare di situazioni e fatti più recenti, quando l'aumento della popolazione non è dovuto a immaginazione, ma a naturale incremento delle famiglie già fissate alla montagna.

Tale incremento porta alla costruzione di nuove abitazioni, qua e là, dove il terreno inclinato e ondulato meglio permetteva, in piena libertà.

Le vie non esistevano, ma solo sentieri tracciati dal via-vai degli abitanti che portavano da una casa all'altra.

I disagi dovevano essere rilevanti e i buoi, che trascinavano i tronchi o i carretti cigolanti, dovevano fare una bella fatica su e giù per queste balze. Solo dopo l'incendio del 1884, che aveva fatto piazza pulita delle case in legno, si costruirono case in muratura e si tracciò una rete stradale interna con passabile criterio.

II tenore di vita degli abitanti, doveva essere duro, sia per le fatiche, sia per la scarsità del cibo.

L'alimento quotidiano era fornito dalla terra, che fino alla prima guerra mondiale, era fertile e produceva avena, orzo, granoturco, fave, patate, ravi. Ma non doveva essere abbondante, date le piccole estensioni di terreni coltivati e se si utilizzavano perfino le foglie dei ravi, con cui si faceva una spece di kraut. che in autunno le donne ammucchiavano queste foglie sotto un riparo di tavole messe in piedi a forma di piramide, le cospargevano di sale rosso ( il sale bianco era costoso e difficile da procurarsi) e le lasciavano fermentare tutto l'inverno. In primavera erano pronte per fare minestroni molto salati. La carne era un lusso (c'era una sola macelleria per tutto il Comelico), il caffè era per gli ammalati, il vino lo si beveva, da chi aveva qualche soldo in lasca, soltanto in qualche bugigattolo di osteria.

Quanto al vestiario, vediamo ancora le donne al lavoro. Seminavano in primavera il lino e la canapa, che in autunno, dopo un periodo di essicazione, maciullavano con la « gramola » fino a ricavarne le fibre lisce e morbide.

L'inverno era il tempo propizio per filare tali fibre. e la lana che le pecore fornivano per il fabbisogno di casa.

Le donne più abili confezionavano gli abiti per la famiglia; per un lavoro più ricercato si servivano del sarto, che cuciva tutto a mano.

I Sartor attuali discendono da uno che faceva il sarto, come i Sartorei hanno per loro capostipite un altro sarto, che doveva esser piccolo o di minor conto.

Pure, nonostante tanti disagi e scarsità di cibo, la gente, che superava le molte malattie e ne restava immunizzata, cresceva robusta e longeva. Le donne erano forti e ben sviluppate: allattavano il bambino fino a 3-4 anni.

I piccoli nascevano in gran copia; ma anche assai di frequente suonava la campana a gloria: erano i più deboli, che venivano accompagnati al cimitero.

I sopravissuti, i selezionati dalla natura, potevano affrontare la dura vita con una certa sicurezza. Immaginiamo questi ragazzetti, vestiti con il solo indispensabile anche nella stagione rigida, calzati di zoccoli, che, entrando in chiesa,  dovevano essere lasciare fuori della porta e che venivano abbandonati non appena M a r z o cominciava a scoprire qualche chiazza di terreno: era allora un correre a piedi nudi fino alle soglie del nuovo inverno; questi ragazzetti che si nutrivano di poco cibo, di pochissimi grassi, di rarissime variazioni al menù quotidiano, al punto che le croste di polenta costituivano il dolce agognato e sognato: ebbene, era da questi ragazzetti scalzi e denutriti, che saltavano fuori gli induriti boscaioli e i forti alpini.

La spiegazione? La spiegazione, si è detto, stava nei cibi sani e naturali, nella vita all'aperto, allenata alle fatiche e ai disagi. Laddove, si osservava i cibi artificiosi e la vita comoda di città non potevano produrre organismi gracili e delicati.

Comunque sia, penso che un tal ragionaree non convinca nessuno degli uomini, donne, bambini d'oggi a preferire i duri tempi passati.

 

CIMITERO NUOVO

Come è stato reso noto, il Comune ha ottenuto un contributo mutuo di 20 milioni per la costruzione del nuovo cimitero. Per se, erano stati chiesti 30 milioni, ma il Ministero competente ne ha per ora stanziati 20, che non basteranno certamente.

Il progetto dovrà essere pronto entro il mese di ottobre. Intanto occorreva scegliere il luogo più adatto, A tale scopo il sig. Sindaco cav. Polzotto ha convocato il geom. De Bettin, il sig. Zaccaria e il Parroco per individuare il posto: posto che, di massima, sarà indicato alla Commissione Provinciale in prossimità della curva di Medei, in quel breve avvallamento, che si trova sulla destra della strada, per chi scende. Costruito un muro di sostegno parallelo alla strada, il vuoto sarà riempito con la terra di riporto, che si dovrà levare dalle pendici per ottenere un rettangolo pianeggiante.

Perchè, ci si domanderà il cimitero verrà costruito così lontano dal paese? La spiegazione va ricercata nel fatto che lo sviluppo futuro dell'abitato non potrà avvenire che in quella zona aperta e soleggiata, anche se esposta al vento, e quindi sarà una misura di previdenza non bloccare le future costruzioni con il collegare il cimitero solo a 200 metri dalle attuali case, come è disposto dalle leggi attuali. Previsto e riservato questo spazio nel raggio di 200 metri, occorre spostarsi in là di altri 200 metri, per trovare il sedime adatto al cimitero.

Infine ci si è orientati a suggerire un terreno vicino alla strada, perchè altrimenti si sarebbe dovuto ricavare una strada di accesso attraverso i fondi privali con un notevole aggravio della spesa, la cui manutenzione, specie d'inverno, avrebbe aggiunto un nuovo onere annuo al già pesante bilancio comunale.

* * *

Il 10 luglio la Commissione Provinciale, presieduta dal Medico Provinciale e con l'assistenza del Sindaco e dell'Assessore, si è portata sul posto e ha approvato la zona indicata, suggerendo un leggero spostamento a nord.

L'ing. Barcolloni Corte è stato invitato a preparare il progetto.

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TINTEGGIATURA DELLA CHIESA

Quante volte abbiamo parlato di questo lavoro? Tante, e per lo meno due volte vi abbiamo posto mano, ma con l'esito che tutti conosciamo.

Dopo il grave incidente occorso all'inizio del primo tentativo, ci siamo affidati ad una Impresa, che garantiva sotto ogni aspetto la riuscita del lavoro. La tinta invece non ha aderito all'intonaco e si è staccata a larghi strati dal fondo.

Le discussioni in merito sono state molte: la colpa era dell'mpresa, la colpa era della calce, la colpa era del sottofondo.

Inutile ogni critica, se fatta a posteriori. Avremmo dovuto obbligare l'impresa a rifare il lavoro e, per arrivare a questo, avremmo dovuto citare la stessa Impresa in giudizio.

Soluzione questa assai incresciosa, che il Parroco non ha creduto da adottare.

La fabbriceria aveva pagato, in due acconti, L. 300.000. L'Impresa vantava ancora un credito di L. 180.000, che naturalmente non ha potuto incassare.

Ora si è arrivati a questo accordo: l'impresa rinuncia al credito residuo e si dichiara disposta a concorrere con prestazioni o materiale per l'impalcatura, se la Fabbriceria intenderà affrontare di nuovo il lavoro di tinteggiatura.

La fabbriceria non spinge più in là le sue rivendicazioni, sia per un senso di comprensione, sia perchè e sul punto di contare su una somma di denaro, che dovrebbe coprire il grosso della spesa.

Si sono avviate trattative con qualche impresa di imbianchini: ci risulta che il lavoro completo (impalcatura, scrostatura. pulitura del fondo, tinteggiatura con materiale lavabile (importa una spesa che si aggira su L. 600.000 circa, salvo imprevisti. Non può essere precisato questo importo fino all'ultima lira, perchè la scrostatura e la pulitura del fondo dovranno essere eseguite in economia, cioè a ore anziché a misura.

Come dunque si affronterà la spesa sopraindicata?

La fabbriceria, a mezzo del Parroco, metterà a disposizione la somma di Lire 500.000. La differenza, in L. 100.000 dovrebbe essere coperta con una sottoscrizione.

Ecco, dunque lo scopo di questo breve resoconto. Il Parroco avrebbe molto desiderato non disturbare la popolazione e far eseguire il lavoro senza più tanto parlarne e discuterne. Ma, visto e considerato che i mezzi, di cui può disporre, non sono sufficienti, e visto e considerato che da più parti si continua a chiedere e sollecitare di rimediare alla sconcio che sta sempre davanti agli occhi di tutti, rivolge vivo appello ai parrocchiani affinchè vogliano concorrere secondo le  loro possibilità.

L'appalto del lavoro sarà fatto per il mese di settembre, mese suggerito come il più favorevole per il clima, meno caldo e meno piovoso, ed anche perchè gli imbianchini, allora, saranno meno oberati di impegni.

La sottoscrizione si effettuerà durante il mese di agosto.


Per la chiesa di Casada, che ha pure  bisogno di essere rimessa a nuovo, si aspetta che l'Amministrazione della Regola mantenga fede all'impegno assunto.
Non si può pretendere che la fabbriceria di quella chiesa, che a malapena sostiene le spese ordinarie, e la popolazione ridotta di numero e non allenata a consistenti contribuzioni, possano assumersi un onere superiore alle loro forze

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NOTE STORICHE

Fino al 1929, la chiesa ed i suoi beni erano amministrati dalla Fabbriceria.

La Fabbriceria, secondo le leggi ed i regolamenti allora vigenti, era un Ente morale con personalità giuridica, composto per lo meno di tre persone scelte fra gli uomini più capaci e stimati. Il quale Ente amministrava, comperava, vendeva, riscuoteva le decime, con tutte le garanzie e modalità che sono in uso per gli enti civili: quindi, tenuta del Registro cassa, ordini di pagamento con mandati, controlli, revisione dei conti.

Il controllo, dal 1860 in poi, era assicurato dallo Stato mediante i regi Economati generali e subeconomati. Il Parroco o Rettore della chiesa non vi esercitava alcuna ingerenza.

Con tutto ciò non era detto che sempre la fabbriceria funzionasse regolarmente, sia perchè gli uomini preposti non sempre erano all'altezza del compito, sia perchè il denaro era scarso e qualche fabbricere distraeva, pur momentaneamente, il denaro per proprio uso o non lo registrava con la dovuta diligenza. Come successe ad un certo De Bolfo, che alla fine della sua gestione durata sette anni, si trovò un ammanco di L. 305.

Ora e specialmente per le Fabbricerie, che avevano un modesto giro di cassa, tale Organo amministrativo doveva risultare, oltre che un impaccio, anche un peso notevole, che gravava sulle limitate entrate.

Questo aspetto negativo appare con evidenza nell'esaminare la contabilità dei tempi andati.

Il compito di fabbricere (o carica di giureria, perchè i fabbriceri erano chiamati anche giurati) era gratuito, ma le prestazioni vive venivano regolarmente rimborsate. Non solo quelle di una certa importanza, ma anche quelle che oggi non ci si sognerebbe di portare a proprio credito.

Ecco qualche esempio.

Un fabbricere va a Campolongo a far fare una chiave nuova della porta di chiesa, che costa L. 5,10, e un altro giorno vi va a far aggiustare quella del banco (che aveva incorporata la cassetta delle offerte), che paga L. 4. Ma la spesa portata a carico della Fabbriceria è di L. 21,15, ivi compreso il compenso al fabbricere (1758).

Un altro fabbricere va a Padola per « far fare l'indoratura della seconda palla o quadro: ebbene, per l'indoratura si paga L. 4, per diaria al fabbricere L. 4,5.

Lo stesso fabbricere o un altro è mandato a S. Stefano « per conteggiar le particelle » (che cosa siano, non capisco) e riceve L. 2.

Nel 1763 un fabbricere è mandato a Pieve « a consejar (a prendere consiglio) sopra li proclami degli eccellentissimi Savi sopra le decime contro il Croz per il campo »: vi resta due giorni a farsi spiegare le leggi della Repubblica Veneta circa le decime e gli si liquidano L. 8.

E cosi di seguito. Al costo dell'olio per il SS., delle candele o del turibolo di argento acquistato a Venezia, si aggiunge sempre la diaria pagata al fabbricere. Così che si può quasi dire che il costo definitivo di una merce risultava sempre doppio del prezzo reale.

Però, per quanto abbia esaminato il registro cassa, non ho trovato un conto pagato da un fabbricere « per aver pensato di notte ». Questa deve essere una battuta di spirito, tramandata oralmente, per mettere in risalto come proprio non si piantava un chiodo, se non si era pagati.

Forse tutto ciò si può spiegare con la povertà di quei tempi.

Dal 1929, con i patti del Laterano. la fabbriceria perde la sua figura giuridica e diventa un semplice organo amministrativo consultivo, alle dipendenze del Parroco o Rettore, il quale assume la veste di amministratore responsabile, sotto il controllo dell'Ordinario Diocesano.

Viene in tal modo assicurata una amministrazione più spedita e più economica, in quanto alleggerita dalle spese per prestazioni. Infatti è difficile, oggi, trovare nei registri cassa della chiesa qualche voce del genere di quella sopra riportate.

 

UN PROBLEMA RISOLTO

Finalmente sembra risolto l'annoso problema della decorazione esterna della chiesa di Costalissoio.

Il lavoro, assunto e portato a termine da Somià Donato e suoi operai, pare sia destinato a durare.

A giudizio della popolazione, gli imbianchini hanno proceduto con criterio, competenza e rapidità.

Secondo l'assuntore poi, il costo è stato contenuto sotto i prezzi correnti e la chiesa sarebbe stata con ciò notevolmente favorita.

È curioso però il fenomeno che si ripete ogni volta: gli incassi sono sempre inferiori al previsto, come la spesa risulta  sempre superiore al preventivo.

Restiamo infatti con un debito di Lire 67.780 circa, che speriamo di coprire con le offerte e le economie dei prossimi mesi.

La spesa è risultata di L. 778.480, di cui L. 688.000 agli imbianchini, L. 85.000 per assicurazioni, registrazione contratto ecc.. L. 5.480 per spese varie.

La sottoscrizione in paese ha fruttato | L. 212.800 offerte da n. 60 famiglie, mentre resta ferma la somma di L. 500.000 E ottenuta dalla fabbriceria dallo Stato. Rilevo con soddisfazione che le offerte
sono affluite spontaneamente, senza sollecitazioni, senza incaricati o buste.

Ho voluto infatti adottare questa forma di sottoscrizione per saggiare la buona disposizione dei parrocchiani, i quali, a loro volta, non avevano mancato di sollecitare ripetutamente di riparare lo sgorbio che deturpava la chiesa.

L'esito non è stato plebiscitario, come qualcuno pronosticava, e tanto meno clamoroso come entità di cifre; è stato semplicemente pari a quanto l'esperienza del passato mi faceva prevedere.

Comunque esprimo agli offerenti il mio vivo grazie: grazie, che la comunità parrocchiale mi dovrebbe poi ricambiare, perchè il peso maggiore è toccato a me, e perchè, e qui rendo giustizia a chi me

lo ha fatto osservare, la chiesa non è mia nè della Curia, ma della Frazione Regola, la quale si è vista sollevata, in questi anni, da non pochi oneri che le competevano.

 

SCUOLA MATERNA

Era da anni che si attendeva l'approvazione della Legge sul finanziamento della Scuola Materna Statale.

Per i piccoli paesi, come il nostro, non era pensabile che si potesse istituire e fare funzionare un Asilo con i propri mezzi: lo abbiamo detto molte volte, e non per pigrizia o cattiva volontà.

Era necessario aspettare che lo Stato si sostituisse all’iniziativa privata, là dove questa si rivelava incapace di raggiungerelo scopo.

Ora la Legge tanto attesa è arrivata in porto (Marzo c. a.).

Nei mesi scorsi il Comune aveva inoltrato la domanda ai Ministero della Pubblica Istruzione, domanda che, appoggiata fattivamente dal nostro Parlamentare On. Fusaro, ha trovato pronta accoglienza.

Il 7 Novembre scorso il Ministro On. Scaglia annunciava all'On. Fusaro e al Comune che era in corso il Provvedimento Interministeriale, con il quale si autorizzava l'istituzione a Costalissoio di una sezione di Scuola Materna.

Tale istituzione però restava subordinata all'accertamento, da parte del Provveditore agli Studi, delle condizioni necessarie.

Queste condizioni, si è saputo, erano relative all'esistenza di locali adatti, al numero dei piccoli in età di accedere a detta scuola ,alle distanze, ecc.

L'ideale, che io caldeggiavo, era qualche cosa di più e precisamente un edificio nuovo. Ma forse questa pretesa ci avrebbe mandati molto in là nel tempo

II Comune ha messo a disposizione alcuni locali liberi esistenti nel palazzo scolastico, che le Autorità Scolastiche hanno trovato idonei, previo alcuni lavori di adattamento.

La seconda condizione richiesta è un numero sufficiente dei piccoli che frequenteranno questo tipo di scuola.

Ho fatto un mio calcolo, non ufficiale, e ho scoperto che, per Costalissioio, questo numero arriva a stento a 18 (più 2 residenti, ma non di questo paese).

Sarà sufficiente questo numero perchè lo Stato si assuma l'onere di stipendiare una Maestra e un'Assistente e di sopperire alle altre spese occorrenti?

A questo punto devo spezzare una lancia in favore di Casada. Questa frazione sarà l'unica nel Comune che non godrà, sul posto, di una Scuola Materna.

Eppure questa Frazione può presentare, oggi, ben 21 bambini in età di asilo e quei bambini hanno ugualmente diritto e bisogno di essere presi in considerazione.

Che se ne farà? Li si lascerà sulla strada o si vorrà studiare una qualche soluzione?

Purtroppo in quella Frazione mancano uomini di polso che possano farsi valere e proporre qualcosa di concreto e manca soprattutto l’unità di intenti, cioè la concordia.

Mi permetto pertanto di suggerire all'Autorità competente una soluzione minima e possibile: il trasporto dei bambini a un qualche Asilo vicino con un pulmino (AutoambuIanza in dotazione ai Pompieri?).

Mi pare che anche la spesa relativa possa essere assunta dal Ministero della Pubblica Istruzione, secondo la Legge entrata in vigore.
Resta da dire una parola sul personale che sarà chiamato a dirigere la Scuola Materna.

Per noi rimane un pio desiderio quello di vedere i nostri piccoli in mano alle Suore: sia per il fatto che si tratta di una piccola sezione di Scuola Materna, sia perchè la designazione della Maestra e della eventuale Assistente è di competenza del Provveditore agli Studi (con i soliti concorsi, graduatorie, ecc.)

Allora a noi non compete altro che augurarci che la scelta sia felice, cioè che le persone designate abbiano i requisiti, non soltanto culturali, ma anche morali, quali si addicono per un lavoro tanto delicato quale quello da svolgersi nelle menti e nei cuori dei piccoli, che si aprono alla vita.

Penso, con fondamento, che i genitori pretenderanno che la Maestra, che li sostituisce. sappia e voglia impartire una «ducazione ispirata ai principi morali e religiosi, che ci stanno a cuore.

Nella ipotesi malaugurata del contrario, sapranno farsi sentire o preferiranno tenersi a casa i propri figlioli.

 


DISFUNZIONI NELLA SCUOLA ELEMENTARE

Giacché siamo in argomento, sciupiamo qualche parola intorno al funzionamento della scuola elementare.

Anche quest'anno, il difficile avvio della scuola, a Costalissoio come in altri paesi vicini, si è ripetuto, anzi si è aggravato.

Si è aggravato perchè il personale del Provveditorato agli Studi ha atteso proprio i giorni più cruciali per scendere in sciopero e la farraginosa macchina della assegnazione dei posti si è bloccata.

A proposito: perchè qualche ingenuo si è chiesto, quei signori non hanno attuato lo sciopero durante i mesi estivi, quando non avrebbero recato danno ad alcuno?

Per lo stesso motivo, gli si doveva rispondere, per cui gli Insegnanti hanno scelto accuratamente un giorno di scuola per fare il loro sciopero.

Chiusa la parentesi, la conseguenza del prolungato sciopero è stata che fino al 22 Novembre non è stato possibile procedere alla regolare designazione degli Insegnanti per molti posti non coperti da titolari.

Ma anche a quella data, se è arrivata la Maestra Bucchini, che da Settembre ; attendeva ansiosa di essere confermata, non è arrivata l'altra Insegnante che. appena avuta notizia del posto assegnatole, Ha preferito chiedere il congedo anziché portarsi a Costalissoio: cosicché gli alunni di III - IV - V tirano avanti con un ennesimo supplente.

Deve essere stato un penoso travaglio anche per il nuovo Direttore Didattico. Nel febbrile lavoro di tamponamento, egli si è venuto a trovare tra la necessità di coprire i posti vacanti e l'impossibilità di manovrare, a suo criterio, contro le molte pastoie del sistema e le esigenze o i capricci degli Insegnanti. Di qui il via-vai di questi da una scuola all'altra.
A Costalta sembra che una classe abbia cambiato 6 Insegnanti.

Di qui lo stordimento degli alunni, |e recriminazioni dei genitori e il pericolo di veder saltato il primo scrutinio (che se anche sarà fatto, sarà fatto solo pro. forma ).

Dunque la crisi in queste scuole poco appetite non è dovuta agli scioperi o alle contestazioni degli alunni, i quali regolarmente, al suono della campanella, sono presenti ogni giorno alla porta di scuola, senza avanzare diritti, senza porre condizioni, senza schiamazzare per le strade.

La crisi è dovuta all'assurdità del sistema che. nell'intento di favorire il personale insegnante, si è talmente complicato da paralizzare il funzionamento della scuola.

Avete sentito parlare di concorsi, di graduatorie, di preferenze, di rinunce ai posti non graditi, di aspettative, di comandi. di ruolo-non di ruolo, idonei-non idonei, titolari-supplenti, ecc.?

Se poi se in questa intricata matassa fate entrare le raccomandazioni (vere ingiustizie, affermerà qualche insegnante meno fortunato) la babele è completa.

Il padre di famiglia che dice: « mandateci un buon insegnante e obbligatelo a restare sul posto (Maestro Pinazza, questa è per Lei!), altrimenti punitelo col buttarlo in fondo alla classifica » dimostra di essere uno sprovveduto in materia.

Ma con tutto ciò, se lo stesso avrà l'impressione che la preoccupazione maggiore sia diventata quella di ottenere o di garantire una buona sistemazione (che non sarà mai abbastanza adeguata) anziché quella di assicurare il pieno rendimento della scuola, non gli si potrà dar torto.

Sono passati i tempi tanto vituperati, quando la scuola, pur antiquata, funzionava a dovere, senza scosse, interruzioni, scioperi e quando un Maestro o una Maestra diventava un'istituzione in paese  sopravviveva nei ricordi di tutta una generazione.

Erano i tempi dell'autoritarismo, va bene.

Ma oggi, con la paurosa carenza d'autorità, con la mania di tutto democratizzare e quindi scompaginare, con il pretendere o concedere continue riforme, non possiamo essere sicuri se il livello culturale e la formazione dei giovani ci guadagneranno o ci rimetteranno.

Non occorre rimandare ai posteri il giudizio in merito. Gli effetti li vediamo già.

Sta il fatto, intanto, che da parecchi anni, dopo la partenza della Strocchi, i ragazzi di Costalissoio non scendono alla Scuola Media così ben preparati come allora.


CONFERENZE DI CULTURA POPOLARE

È mia intenzione di riprendere il corso di cultura popolare, questo inverno, con l'aiuto che ci verrà fornito dai professori della Scuola Media.

Le lezioni verteranno su argomenti vari, non esclusi quelli che saranno proposti dai partecipanti e incluso qualche lezione di carattere religioso.

Tali lezioni avranno luogo il mercoledì d'ogni settimana alle ore 19,45 nel salone riscaldato della canonica.

L'invito è rivolto a tutti quanti desiderano approfondire i problemi d'attualità e allargare la propria cultura. E, anche se l'invito scritto, che verrà di volta in volta diramato, per disguido non perverrà a tutti, non per questo si penserà a discriminazione o a voluta esclusione di qualcuno.

Si pensi invece che organizzare queste conferenze di cultura non è cosa da poco, date le difficoltà di trovare i conferenzieri adatti, le distanze: pertanto si approfitti, almeno per incoraggiare chi se ne assume la briga e le spese.

 

IL NUOVO CIMITERO '

Sara presto realizzato, come scrivevo , nell'ultimo Bollettino. ^

Mi sono preso la pena di ricercare tra , le carte e le copie del Bollettino Parrocchiale il momento, quando, dopo tanto parlare in privato, mi ero deciso di lanciare un allarme sulle impossibili condizioni del vecchio cimitero.

Era il Marzo del 1963. Avevo inoltrato un dettagliato esposto al Comune, all'Ufficiale Sanitario, al Medico Provinciale per sollecitare un sopralluogo e una decisione.

Il Sindaco di quel tempo, Cav. Pellizzaroli, mi rispondeva ringraziando di avergli prospettato il problema e mi assicurava che il Consiglio Comunale avrebbe preso in esame la situazione prospettata.

Ma da allora sono passati quasi cinque anni. Nel frattempo abbiamo continuato a tumulare i nostri morti l'uno affiancato all'altro, tanto che non ci si può muovere tra le tombe.

E non dico altro: perchè qualche cos'altro di più grave potrebbero dirlo il necroforo e gli operai, che anche ultimamente hanno aperto una fossa, dopo 34 anni...

Comunque ora vedo che si procede alacremente per dare al paese un nuovo cimitero, che sarà approntato nella prossima primavera.

L'ostacolo, che ultimamente è sorto (cessione di parte del sedime occorrente) non deve spaventare nessuno, perchè si conosce bene la prassi che si adotta in caso di pubblica necessità.

Intanto si costruisce e poi si discuterà.

Devo proprio rivolgere un vivo plauso ai nostri Amministratori comunali per la solerzia che pongono nella loro azione di governo. Vedo che non dormono, anzi corrono e si danno da fare al di là di quanto sarebbe lecito pretendere.

E riescono nei loro intenti.

Noi conosciamo una parte del lavoro che svolgono per il bene della collettività, cioè quello che ci interessa direttamente. Ma se potessimo seguire la loro azione in tutti i settori dell'attività comunale, potremmo restare un po' sorpresi.

E non ci dobbiamo meravigliare se in tanto intrecciarsi di problemi i punti di vista e i temperamenti possono talvolta scontrarsi e sbocciare in qualche rigida presa di posizione: tutto ciò fa parte del mestiere, direi, e ogni uomo, specie l'uomo pubblico, sa che deve armarsi di pazienza e di comprensione, senza mai scoraggiarsi, se vuole fare qualche cosa di buono nella vita.

 

Morti:

Morti

1) Comis Maria Filomena fu Luigi di anni 70 deceduta l'S dicembre 1967.

2) Somià Pasqualon Libera fu Gio. Batta, deceduta nel comune di Bressanone il 26 dicembre 1967.

3) De Mario Sartor Osvaldo fu Pietro di anni 46 deceduto il 14 maggio 1968.

4) Viganò Luigi fu Vincenzo di anni 60 deceduto a Milano il 1 giugno 1968 e tumulato a Costalissoio.

5) De Mario Bettina Luigi di Angelo di anni 5 deceduto a Treviso e tumulato a Costalissoio.

6) De Mario Giovanni Casau fu Gio Batta di anni 67 deceduto il 23 giugno 1968.

7) Doriguzzi Anna Antonia fu Pietro di anni 66 deceduta il 8 luglio 1968.

8) Buzzetto Fortunata ved. Soinià Luigi di anni 88, deceduta il 22 Agosto 1968.

9) De Mario Sartor Pierina di anni 73, deceduta l’8 Settembre 1968.

10) De Mario Caprin Igino lu Osvaldo da Vittorio Veneto, deceduto il 23 Ottobre 1968.

11) Comis Ronchin Clemente fu Francesco di anni 84, deceduto il 23 Ottobre 1968.

12) Somià Regina fu Cristoforo di anni 73, deceduta il 2 Novembre 1968.

13) Vieimo Elena ved. De Mario Cesare di anni 69. deceduta il 13 Novembre 1968.

14) De Mario Angelo fu Luigi di anni 68, deceduto a Yvoir (Belgio) nel mese di Novembre 1968.

Rinnoviamo vive condoglianze alle famiglie colpite dal lutto assicurando suffragi cristiani.