La visita al paese
del poeta Andrea Zanzotto |
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negli uffici della Regola | mentre osserva gli affreschi del padre |
con don Sergio |
interesse per l'affresco di Vico Calabrò |
in Val Visdende nella "casa del boscaiolo" |
(foto Danieli)
(Dal quotidiano "IL GIORNO" del 3 settembre 2000-inserto "LE TENTAZIONI DEL GIORNO" -pagina: "Cultura & Spettacoli Estate"
ANDREA ZANZOTTO/ Lo scrittore è tornato
a Costalissoio, in Cadore, dove da ragazzo fece da assistente al padre che
affrescava la chiesa
La mia poesia, come un percorso di guerra
di Filippo Poletti
COSTALISSOIO (Belluno)
-<<Si è nel labirinto - scriveva Andrea
Zanzotto sfidando la biologia, la storia e la politica - si è
"qui" per tentare di sapere da che parte si entra e si esce o si vola
fuori. Per creare una prospettiva.>> Come ciò avvenga è difficile dirlo:
alcuni ci provano con la poesia, altri col pennello, altri ancora con le note e
via dicendo. Fu così per Dante, fu così per Piero della Francesca, fu così
per Monteverdi.
Ed è così per Zanzotto, nato a Pieve di Soligo il 10 ottobre del '21: un
<<cultore della poesia>> come si definisce lui, il <<migliore
dei poeti italiani nati nel Novecento>> secondo Contini.
Pane della sua poesia sono visioni molteplici della natura e personaggi ricchi
che da 78 anni incontra nelle sue valli. Immagini vive e sincere, come quelle
della Chiesa di Costalissoio di Santo Stefano (letteralmente
<<Costa del sole>>, un paesino della Valvisdende non lontana
dall'Austria e dalle fonti del Piave. Autore della SS. Trinità nell'abside, dei
santi Marta e Matteo nella navata e dei medaglioni degli Evangelisti, Giovanni
Zanzotto, papà di Andrea.
<<Mio padre - ci racconta il poeta vincendo la sua sfiducia nei confronti
delle parole - era un perseguitato politico, socialista e cattolico allo stesso
tempo>>. Una vita rocambolesca quella di Giovanni: fin dalla giovinezza,
per affinare la sua arte e per migliorare le sue condizioni di vita, emigra in
molti paesi d'Europa. Allo scoppio della guerra del 15-18 è arruolato e
combatte sul Piave.
Più tardi, dopo il no al plebiscito fascista, diventa un uomo scomodo, guardato
a vista dalle questure.
Nel '29 fa le valigie e si ritira nel Cadore, a Santo Stefano. Qui, esibendo il
diploma conseguito alle Belle Arti di Bologna e la specializzazione in
<<pittura di finti legni e marmi>> in Belgio, trova lavoro presso la
Scuola Consorziale delle Arti e dei Mestieri: insegnante di disegno tecnico
e d'ornato, dopo il divieto di insegnare nelle scuole pubbliche. Nel tempo
libero Giovanni impugna il pennello e cavalca i ponteggi, quelli delle chiese
che da sempre ama decorare. Suo assistente, spesso, il piccolo Andrea.
Zanzotto, viene prima la penna o il pennello?
<<Sono sempre stato sensibile al paesaggio. Lo devo a mio padre, col
quale vissi a Santo Stefano a cavallo degli anni Trenta: lì frequentai in parte
la seconda elementare, lontano dalla mamma insofferente al clima rigido della
montagna. Mio padre, decoratore da tre generazioni, fu incaricato di dipingere
la Chiesa di Costalissoio. Mi divertivo molto a vedere mio padre lavorare
sdraiato sotto la volta. Il mio compito era più semplice: pulivo i pennelli e
glieli passavo.>>
Cosa ricorda di Santo Stefano?
<<La vera ricchezza del paesaggio e l'intensità dei colori. Una
ricchezza che la Regola di Costalissoio ha saputo preservare dal liberalismo
sfrenato. Nella Regola, retaggio del mondo medievale e in cui però molti
principi sono basilari, sopravvive il rispetto per la natura.>>
Dopo quell'esperienza, ha mai provato a dipingere?
<<Qualche acquerello, nulla di più. Ha però travasato nella poesia
parecchie immagini, soprattutto negli anni Settanta. Nel "Galateo in
Bosco" ho cercato di recuperare l'arte miniata, inserendo piccoli disegni.
Per "Meteo" ho chiesto invece aiuto alla pittrice Giosetta
Fioroni.>>
Da figlio della pittura, cosa significa scrivere poesie?
<<La mia poesia è una specie di percorso di guerra, pieno di salti e
sconnessioni. Quasi sempre parto da un dato realistico per arrivare a una
scrittura astratta, analogica.>>
Chi può aiutare gli uomini a "risolvere" il mondo, la poesia o la
pittura?
<<La natura ci ha dotato di 5 sensi (o più?). Per avere un quadro
completo bisogna mettere in atto tutti i sensi. Sotto questo aspetto il poeta
dovrebbe essere anche un performer capace di recitare e danzare ciò che scrive.
La poesia testimonia soprattutto del valore intramontabile della parola in
quanto tale.>>