Presentato il libro "MONTIEMITI" di Giovanni da Costalissoio
(Giovanni De Bettin) presso la sala consiliare del Municipio di S.Stefano
il 18 dicembre 2004

300 pagine di: storie paesane del passato; storie fantastiche; poesie e qualche "scappatella filosofica" nel presente.
Copertina ed altre due illustrazioni all'interno del libro sono del M.o Luigi Regianini.

Così Giovanni ha concluso un lavoro iniziato tempo fa.

Presente il Sindaco ed altre autorità comunali, della Regola di Costalissoio, dell' UNICEF-sede di Belluno e cittadini del comune e del paese di Costalissoio.

L'intero ricavato della vendita del libro, Giovanni lo devolve all'UNICEF - organizzazione internazionale che si occupa dei bambini poveri nel mondo.

Le storie paesane del passato Giovanni le ha vissute o sentite raccontare nel ritrovo del tempo: il bar; siamo negli anni '50 e '60.

 IL MANIFESTO ESPOSTO CHE ANNUNCIA L'EVENTO

 

Un canto di gioiosa speranza
 per tutti i bambini del mondo

Dalle più alte vette dolomitiche scendono storie di vita, briciole di saggezza emergenti dalla faticosa ferialità, come note scomposte, gettate oltre le nebbie dell’oggi, oltre ogni barriera del mondo, per creare allegre melodie di collaborazione, di incontro e di fratellanza….

-Giovanni De Bettin da Costalissoio – presenta uno scorcio paesaggistico di straordinaria bellezza, con il suo tessuto sociale semplice ed autentico che testimonia intensa relazionalità e solidarietà.

           

 

Sabato 18 dicembre p.v. alle ore 16 presso la sala consiliare del municipio di S.Stefano, alla presenza di autorità locali, sarà presentato il suo libro “MONTIEMITI”, i cui proventi saranno devoluti all’UNICEF.

SIAMO TUTTI INVITATI………………

LA PRESENTAZIONE

...la sala che si va riempiendo...

...il comm. Guido Buzzo presenta...

...interventi: del Sindaco cav.uff. Silver De Zolt, del vice-sindaco Alfarè, del rappresente provinciale dell'UNICEF dott. Giuliano Bond...

...la prof.ssa Bice Pomarè organizzatrice della presentazione....

...intervento dell'autore Giovanni De Bettin...

...il rifresco parte dal tavolo del Sindaco...

...i rappresentanti dell'amministrazione Regoliera...

...il dott. Bond - la prof.ssa Bice - Sonia - Claudia

LA STAMPA...

Venerdì, 17 Dicembre 2004 - dal quotidiano "Il Gazzettino" Cadore-Comelico
SANTO STEFANO
Un libro per aiutare i bimbi nel mondo
Santo Stefano

Sarà presentato domani pomeriggio, sabato, alle 16, nella sala consiliare de l Comune di Santo Stefano, Montiemiti, il volume scritto da Giovanni De Bettin , di Costalissoio, che de volverà l'intero ricavato dalla vendita de l libro all'Unicef. Giovanni De Bettin certamente non ha argomentato tanto a fondo, ma con grande spontaneità e naturalezza ha pensato di recuperare la memoria storica de l paese natio e di raccontarla, a modo suo, alle nuove generazioni. Ha de tto quello che ora non c'è più e che rischiava di essere dimenticato de l tutto. Ha scritto un libro di trecento pagine, ricco di eventi, figure caratteristiche de l tempo andato, con ampia aneddotica di esperienze umane, di norme di vita e di esemplare saggezza. Non è un libro come tutti, anzi è proprio tanto diverso dagli altri, perché non applica le normali strutture che tracciano un itinerario, un procede re per tappe di sviluppo contenutistico. Per leggerlo, infatti, occorre adottare il criterio de lla paziente scoperta. Il lettore de ve introdursi da solo come nei sentieri di una foresta, come in un bagaglio di memorie per estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. L'autore privilegia il linguaggio de lle immagini o linguaggio metaforico, facilitando l'intuizione de l significato di quanto le varie esperienze di vita vogliono dire. Emerge un legame di similitudine fra due realtà, l'una più familiare e conosciuta, l'altra più nascosta ed enigmatica. Forse è questa la grande novità de l libro, senza capitoli, titoli e sottotitoli. Giovanni ha scritto quello che aveva ascoltato e veduto per non dimenticare il passato con le sue contraddizioni, il disagio de lla povertà, de lla fatica quotidiana, ma anche come testimonianza di un tessuto sociale fondato sui valori umani e cristiani. Ma il fine prioritario de l lavoro di Giovanni è stato quello di aiutare i bambini più poveri de l mondo, tanto che i proventi de lla vendita saranno de voluti, appunto, integralmente all'Unicef, l'Ente de lle Nazioni Unite per la protezione de ll'infanzia, la cui sede centrale di Roma sarà rappresentata domani dal dottor Giuliano Bond, preside nte provinciale. Nell'occasione verranno illustrate le finalità di questa benefica istituzione che tutela ed assiste l'infanzia in tutto il mondo.

Venerdì, 17 Dicembre 2004 - dal SETTIMALE "L'AMICO DEL POPOLO"

Presentazione di "Montiemiti"

Sabato prossimo, 18 dicembre, alle 16, nella sala consiliare del municipio di S.Stefano, sarà presentato "Montiemiti". Si tratta del libro scritto da Giovanni De Bettin da Costalissoio, da sempre contraddistintosi per la sua sensibilità verso i temi e le problematiche locali.

Domenica, 19 Dicembre 2004 -dal quotidiano "Il Gazzettino" Cadore-Comelico
SANTO STEFANO
Il Comelico in "Montiemiti" pro Unicef
Il libro di Giovanni De Bettin è stato presentato in municipio da Bice Pomarè
Santo Stefano

Oltre cinquanta persone erano presenti ieri pomeriggio, nella sala consiliare del municipio di Santo Stefano, alla presentazione del libro Montiemiti di Giovanni De Bettin di Costalissoio, il cui ricavato sarà devoluto all'Unicef. Il segnale lanciato dall'autore così ben oltre il semplice racconto della storia di una parte del Comelico, diventando un'occasione per contribuire a sollevare le sofferenze di milioni di bambini. Alla presenza del sindaco, del suo vice e di autorità, tra le quali don Waldemar Massel, l'incontro coordinato da Bice Pomarè e Guido Buzzo, ha offerto anche l'opportunità per conoscere le finalità dell'opera svolta dall'Unicef, presente con il presidente Giuliano Bond; ascoltare la recensione del libro di Diego Pomarè; apprezzare una suggestiva serie di immagini sulla trasformazione del paese, curata da Riccardo Zaccaria, e due poesie, di cui l'ultima Sinfonia natalizia composta da De Bettin.

Venerdì, 24 Dicembre 2004 - dal SETTIMALE "L'AMICO DEL POPOLO"

Santo Stefano

Trecento pagine per riflettere
Presentato "Montiemiti", libro di Giovanni De Bettin

Oltre una cinquantina di persone hanno presenziato sabato scorso, 18 dicembre nella sala consiliare del municipio di Santo Stefano, alla presentazione del libro "Montiemiti" di Giovanni De Bettin di Costalissoio, il cui ricavato sarà interamente devoluto a favore dell' Unicef.
Il segnale lanciato dall'autore comeliano va, così, ben oltre il semplice racconto della storia di una parte del Comelico diventando occasione per contribuire a sollevare le sofferenze di milioni di bambini.
Alla presenza del sindaco, del suo vice e di diverse autorità, tra le quali il sacerdote don Waldemar Massel, l'incontro letterario, coordinato da Bice Pomarè e Guido Buzzo, ha offerto anche l'opportunità per conoscere le finalità dell'opera svolta dall'istituzione internazionale, presente con il presidente bellunese Giuliano Bond; ascoltare la recensione del libro di Diego Pomarè: apprezzare una suggestiva serie di immagini sulla trasformazione del paese, curata da Riccardo Zaccaria, e due poesie, di cui l'ultima "Sinfonia natalizia" composta da De Bettin.
Giovanni certamente non ha argomentato tanto a fondo, ma con grande spontaneità e naturalezza ha pensato di recuperare la memoria storica del paese natio e di raccontarla, "a modo suo", alle nuove generazioni. Ha detto quello che ora non c'è più e che rischiava di essere dimenticato del tutto. Ha scritto un libro di trecento pagine, ricco di eventi, figure caratteristiche del tempo andato, con ampia aneddotica di esperienze umane, di norme di vita e di esemplare saggezza. Ha messo nero su bianco quello che aveva ascoltato e veduto per non dimenticare il passato con le sue contraddizioni, il disagio della povertà, della fatica quotidiana, ma anche come testimonianza di un tessuto sociale fondato sui valori sociali e cristiani.
Il libro offre, quindi, lo spunto per riflettere sulla routine quotidiana, il raccogliersi ed il rinchiudersi nel proprio habitat, che sembrano garantire sicurezza e liberazione dalle inquietudini e dalla sofferenza presenti in ogni realtà umana. Superare i propri confini, uscire all'aperto e guardare oltre, costa fatica e talvolta risulta particolarmente scomodo, rischioso e alienante. Più semplice è invece avvalersi della "delega" agli altri, alle istituzioni preposte, all'economia politica, ai responsabili della cosa pubblica.
Sentirsi cittadini del mondo, dunque, non sembra tanto facile e scontato. Qualcuno riesce a fare il salto, a superare le barriere dell'isolamento di comodo, a porsi uno scopo di "valore" che vale la pena di essere perseguito. E' l'etica della responsabilità che trova fondamento solido nella volontà di andare oltre, nel mirare al dover essere, rinforzato dalla fede e dalla dottrina sociale della Chiesa.
Y. T.

...alcune poesie tratte dal libro

LA VOCE DELLA CAMPANA (di Giosafat)

Bronzo da ferro percosso
non canta, né geme.
Non s’allieta, né piange.
E’ suono che vibra nell’aria,
che cade, poi muore.

Perché sangue non pulsa,
nel vuoto suo corpo,
cui fende forgiato da fuoco,
il suo cuore.

Del sacro, di glorie e di morte,
le lodi dei Vati immortali,
esaltarono un perpetuo vagito,
con animo lieto o contrito.

Che suona? Si chiede la gente.
La campana! Risponde il sapiente.
Che annuncia?
Non so niente!

L’animale s’adombra e s’allerta.
Ulula il cane, al cielo la testa.
L’uomo intelligente si arresta.
Si interroga.
Sarà morte, o aria di festa?
 

Che parla? Che dice?
Trema nell’aria il suo suono,
come cupo rimbombo di tuono.
Della misera vita, la croce,
tu rimembri, al sentir la tua voce.

E al tempo che fugge,
unisci un pensiero:
E’ la fine di tutto?
O si scopre il mistero?

Non suonare per me.
Accompagnami muta,
in una bara di lacrime,
raccolte e versate,
sulla terra dei vivi,
da rintocchi di morte

PRIMAVERA NEL BOSCO DEI LARICI

 

Un sogno nella magica notte rimembra un incanto.
Un uomo trascende in un tempo passato.

E il profumo e il colore all’alba lui cerca,
in quel luogo vicino, dai lontani ricordi,
nel bosco dei larici.

Il suo cuore è ormai stanco,
ma il dolce languore dell’eterno fanciullo
è lieve carezza, che l’ansia del tempo fuggito porta a scordare.
E gli è diletto, il rinnovar trascorso, dell’età sua più bella.

Sull’umide fronde di un tronco vetusto,
un soffice manto di verde crescente,
ricopre di peli il rinato suo scheletro.

E fra queste, nascoste,  gemme purpuree
brillano al sole nascente,
e sorridono e parlano di quel mutar di vita.

Su un giaciglio di aghi defunti, è seduto un fanciullo
a saziarsi d’olezzo e dipinti d’intorno.

Corre un ruscello, e all’intimo suo
lava la polvere caduta negli anni sul corpo,
che arido invecchia e poi muore.

E gli par di librarsi in un vuoto, colmo d’ascesi.
E’ un volo sublime, che parla d’eterno.

L’oblio lo bacia, e ritorna bambino,
di pene dimentico, del suo destino.

Ora, leggera una brezza, ed un lieve vibrare,
scioglie l’incanto della lieve carezza.

Tutto svanisce. Dai lontani ricordi, il ritorno.


Il fanciullo scompare.
Si interroga e si chiede: Perché quest’incanto?
Gli risponde il creato.

E’ primavera.

 

Sinfonia natalizia.

 

Nella notte silente, un bisbiglio sommesso nasce dai cuori palpitanti delle luci del firmamento.

Un richiamo mistico si diffonde nell’immensità dei cieli, e il tremulo chiarore delle stelle si fa più vivido.

Sirio sfolgorante, guidato dalla Stella polare, scende sulla terra a illuminare la capanna.

Là giace la luce dell’intelletto, il Re dell’universo.

Al Gloria degli Angeli sorride nudo, un Bimbo.

E’ la Notte Santa.

 

Sinfonia d’autunno.

Tante luci laggiù,
una fioca là in fondo,
a ricordo di quelli
che non l’usano più.

E la luna lassù.
E’ una biglia di vetro.
Dentro una lampada,
e un filo che sale
da Colui che l’accende.

La notte risplende.

Zi ci, zi ci, zi ci,
ci zi, ci zi, ci zi.

Sono ali in concerto.
Un canto d’amore,
forse una variante
per Dio Creatore.

Uguale quel suono,
nella notte serena,
all’intimo mio,
lenisce una pena.

Cri, cri, cri.
Or più forte,
or più dolce.

Dalla soglia indifesa,
stretto a un raggio di luna,
sale al Cielo, al Divino,
il saluto argentino.

Ohhh piccolo mondo amato,
chiuso tra monti,
senza orizzonti.

Mondo bambino.


Il tuo nome non brilla
di fama mondana,
in te si rinchiude
un’anima arcana.

Che ti parla se ascolti.

Ecco.

E’ il ruscello che scende.
Col rumor dei suoi passi,
fa saltelli e gorgheggi
spensierato fra i sassi.

Garrulo il monello
non pensa e non sa,
là in fondo alla valle,
già grande sarà.

Ora è Piave.

Del sito romito
in cui nacque il suo nome,
il ricordo è svanito.  

Si confonde,
come istante indistinto,
che di morte è alla vita.

Trascina quel fiume,
il ruscello e un pensiero.

Una goccia, un uomo

Un mare, l’eterno