La  "Val Montina" - in comune di Perarolo di Cadore

Un parco regionale dove: “visitare la natura allo stato selvaggio, non coltivata e non alterata dall’intervento
dell’uomo”.   (area
Wilderness)

L'accesso più comune è alle porte di Macchietto (fraz. di Perarolo) poco prima dell'imbocco della nuova galleria la deviazione per percorrere qualche centinaio di mt. e parcheggiare.  Le quote si aggirano sui 500/600 mt. di altitudine per la percorrenza dell'itinerario naturalistico. Oltre, i sentieri portano a cime e bivacchi, ma noi ci fermiamo in basso.
Il percorso impegna per qualche ora, dipende dalle soste, è comunque una bella ed interessante passeggiata.

dal sito:  www.venetoagricoltura.org

 L'AMBIENTE
La Val Montina è una valle impervia con poche vie di accesso, delimitata da uno stretto anfiteatro montuoso che solo più internamente si allarga, diventando meno aspro.
Le due dorsali che la racchiudono sono: ad occidente, quella che parte dal Monte Duranno (2652 m) mentre ad oriente, quella che parte da Cima dei Frati (2355
m); entrambe si chiudono poi verso il Piave.
I corsi d’acqua che solcano la zona sono: il più importante, il torrente Valmontina, affluente del Piave, ci sono poi il Ru de Tia, il Ru de Bosco Nero e il Ru Bosco del Bèlo, tutti affluenti del torrente Valmontina, che scendono dalle omonime valli.
 LA FLORA
Molte delle piante presenti sono “relitti glaciali” cioè piante che nei periodi preglaciali erano tipiche della sola zona artica, e che in seguito alla formazione dei ghiacci hanno spostato il loro areale in zone più
meridionali, dove hanno poi continuato a vivere.
L’articolazione della zona, comporta la formazione di ambienti caratteristici e di microclimi creando numerosi endemismi (cioè piante tipiche solo di questa zona) come: l’Arenaria huteri, la Campanula morettiana, il Papaver rhaeticum (il Papavero alpino) ed il Cypripedium calceolus (la Scarpetta della Madonna). Per quanto riguarda le formazioni forestali, partendo dai ghiaioni, troviamo la mugheta, formazione di pino mugo: colonizzatrice di questi ambienti inospitali. Appena le condizioni si fanno più favorevoli, tra il mugo, troviamo il larice. Più in basso dove le pendenze si fanno più lievi ed il terreno più ricco ed evoluto, troviamo specie come: l’Abete rosso, il Pino nero (quasi al limite del suo areale occidentale), l’Abete bianco, il Faggio, l’Acero di monte, il Maggiociondolo e molte altre.
 LA FAUNA
A causa dell’ isolamento ed della limitata presenza dell’uomo, la Val Montina presenta una elevata varietà di specie. Molti uccelli scelgono questa zona per la riproduzione o come luogo di transito e sosta nelle lunghe migrazioni: d’estate si può osservare ad esempio il Nibbio bruno o il Cuculo.
La maggioranza degli uccelli sono però stanziali, come: l’Astore, l’Aquila reale, il Fagiano di monte, il Gallo cedrone, il Rampichino alpestre ecc.
Tra i mammiferi troviamo invece: la Lepre comune ed alpina, lo Scoiattolo, la Marmotta, la Volpe e alcuni ungulati come il Cervo, il Capriolo e il Camoscio, la specie più rappresentata nell’area.
Di recente sono stati introdotti lo Stambecco ed il Muflone. Nella zona sono state anche trovate tracce della Lince e dell’Orso.
LA VAL MONTINA E L'UOMO
La Val Montina, anche se impervia ed inaccessibile, è stata a luogo sfruttata dall’uomo. Per raggiungere le aree più interne vennero costruiti sentieri, permettendo lo sfruttamento dei pascoli più alti. Queste aree vennero però presto abbandonate; già alla fine dell’ottocento la sola malga utilizzata era la casera Val Montina, che chiuse negli anni ’50; su questa struttura è stato attuato un completo recupero e restauro.
I boschi e le attività ad esso collegate
I boschi venivano sfruttati per il legname e per la produzione di
carbone. Il legname veniva convogliato verso il torrente Valmontina da tre grosse teleferiche e poi, al Piave. La produzione di carbone era praticata dai “carbonér” che costruivano, in appositi spazi detti “aiàl”, delle cataste di rami di faggio a formare una sorta di cupola, il “poiàt”, entro cui avveniva la combustione anossica che trasformava il legno in carbone. Altra attività da sempre esercitata nella zona è la caccia, praticabile ora solo nell’area di proprietà del Comune di Perarolo di Cadore, mentre è proibita in tutta l’area di proprietà regionale.

... Il percorso naturalistico seguito, con una piccola variante per raggiungere il torrente Montina...
...parcheggio a Macchietto... ...una decina di metri a sinistra l'accesso per la Val Montina (segnalato)...
...la passerella (enel) sul Piave x l'altra sponda... ...salendo...una deviazione che non seguiremo perchè porta in alto (biv- Baroni)...
...cartellone esplicativo dell'ambiente e bivio dell'anello naturalistico che seguiremo in senso antiorario...a destra quindi... ...lungo tutto il percorso i cartelli ci danno le informazioni riferite a quella situazione...
...siamo alla casera Val Montina... ...saliamo poco sopra (dal dietro caseggiato) e riprendiamo il sentiero...
... ...l'ambiente è quello descritto all'inizio pagina...
...il cartello ci spiega essere un' albero chiamato "Tasso". Il nome taxus deriva dal greco Taxos (freccia) perchè si usava nell'antichità il succo velenoso di questa pianta per avvelenare le frecce...(una curiosità fra le molte...)... ...poco oltre, uno spiraglio ci permette di osservare il tubo dell'acqua che parte dalla diga di Sottocastello e arriva alla centrale di Soverzene...
...non mancano gli scorci per la visuale sui monti vicini... ...le Marmarole...
...un posto panoramico... ...dal cartello: "la calchera". Le fornaci da calce sono un elemento ricorrente nella montagna dolomitica...
...sull'albero ancora il segno dell'arrivo di una teleferica. Spiega il cartello: la val Montina ha sempre costituito una preziosa fonte di legname e i boschi della zona sono stati assoggettati, fin dal più remoto passato, a forme di sfruttamento anche intense. Percorrendo il territorio si possono osservare antiche ceppaie, piazzole di partenza e arrivo di teleferiche e di funi a sbalzo. (una delle risorse forestali era il carbone vegetale)... ...decidiamo per una variante: verso il fondo valle ad incontrare il torrente Montina. Qui il sentiero diventa quasi escursionistico...
... ...il fondovalle con l'attraversamento per un percorso sull'altro versante...
...ritorniamo indietro per riprendere il nostro anello... ...che ci riporta sul greto del torrente alla confluenza con il Piave.
Abbiamo visitato un ambiente di grande interesse.