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....alcune opere esposte temporaneamente
Il “museo Regianini – Surrealismo” si rinnova ogni anno, allestendo in una delle tre sale opere inedite unitamente a uno o più dipinti rappresentante una tematica di grande attualità.
“Nuova stagione del Museo” anno 2023
...nel sito del museo al link sotto:
http://museoregianini2020.altervista.org/opere-esposte---2023.html
“Nuova stagione del Museo” anno 2020
Con l’apertura della nuova stagione del ‘Museo Surrealista – Regianini’ di Costalissoio, ricco di nuove opere.
Nell'estate 2020,
per la consueta esposizione temporanea,
sono presentate tre opere che potremmo intitolare
"OMAGGIO ALLA MADONNA":
1. LA MADONNA DEL COMELICO
2. MATER DULCISSIMA
3. LA MADONNA DEL LAGO
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LA MADONNA NELL'ARTE
La figura della Vergine Maria ha ispirato artisti di tutti i tempi e di tutti i Paesi: le sono state dedicate sculture, affreschi, dipinti, mosaici e altri oggetti devozionali. Senza dubbio, il tema iconografico della Madonna n ell’arte cristiana è uno dei soggetti con più varianti e presenze in dipinti, affreschi o sculture nel corso della storia. La donna più famosa di tutta la storia del mondo la troviamo raffigurata in numerose gallerie d’arte, in musei e, specialmente, nei santuari e nelle chiese in tutto il mondo cristiano. L’arte da quasi duemila anni ne canta la
gloria, le virtù, la bontà. Sicuramente, questo è anche il tema iconografico più antico e più ricco di tutta l’arte cristiana. Il termine "Madonna", che viene dall’italiano "Nostra Signora", è un titolo di rispetto per la Vergine Maria, comunemente applicata alle opere d'arte, soprattutto a quelle immagini che caratterizzano madre e bambino, conosciute familiarmente come "Madonna col Bambino". La più antica immagine conosciuta è quella delle catacombe di Priscilla a Roma, risalente alla metà del III secolo; essa ritrae la Madonna seduta che tiene in braccio il Bambino
Gesù. La "Madonna col Bambino" è un soggetto tradizionale dell'1conografia cristiana e le opere ispirate a questo soggetto raffigurano la Vergine Maria con Gesù bambino, solitamente tenuto in braccio.
Anche il Maestro Regianini si colloca in questo filone di pittori ammaliati dall'iconografia mariana. Il tema della "Madonna col Bambino" fa capolino spesso nelle sue opere di carattere religioso e, in particolare, nei tre dipinti scelti quest'anno per
l'esposizione temporanea ("Mater dulcissima", "La Madonna del lago" e "La Madonna del Comelico"). Accomunano le opere alcuni particolari, come il Bambino Gesù sorretto dal braccio sinistro, la presenza di fiori (rose) e di montagne (in due quadri), i volti attorniati da particolari aureole, ad indicare la sacralità delle due figure. (P.B.)
1. LA MADONNA DEL COMELICO Fonte di ispirazione di questo dipinto è stata una statuetta lignea, proveniente dal Comelico, conservata dal pittore nel suo studio milanese, ricca di ricordi, tanto cara alla famiglia. Lo sfondo è indistinto, per dare maggiore rilievo ai due elementi in primo piano: la statua della Madonna col Bambino e il vaso con le rose, su un piedistallo con fregio classico. Curati i particolari riguardo al drappeggio dell’abbigliamento e alle aureole. Prevalgono colori caldi e, in particolare, le varie tonalità di rosa. I fiori, ben sbocciati e curati, danno un senso di freschezza. La Madonna, dai lineamenti, delicati, sorregge il Bambino con il braccio sinistro, come nell’iconografia tradizionale, ma non è, qui, caratterizzata dal calore materno, dagli scambi amorevoli di sguardi e gesti con il figlio, prevalenti nelle opere prodotte nel corso dei secoli. Occorre ricordare, però, che, inizialmente, i due protagonisti mostravano un portamento regale e formale ed erano “distanti e austeri”. Il Maestro, anche con quest’opera, forse, delle tre esposte, per alcuni versi, la più fedele all’iconografia classica, senza particolari lontani dai canoni codificati nel tempo, ha voluto donarci una sua interpretazione, legata anche ai ricordi personali delle vacanze in Comelico. (P.B.) |
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2. MATER DULCISSIMA Come ben evidenziato nel titolo, si pone l’accento, in questo dipinto, sulla dolcezza, la delicatezza della Vergine e del Bambino. I lineamenti dei volti e dei tratti stanno ad indicare la classicità dei ritratti, un po' lontano, pare, dai canoni del surrealismo del pittore. Un particolare, però, balza alla nostra attenzione: il giocattolo, un Pinocchietto, che il bambino tiene nella mano destra, una connotazione realistica, un tocco di umanità nella sacralità. Quest'ultima è ben evidente nelle aureole che attorniano i volti, ma la presenza del giocattolo rende l'interpretazione del pittore particolarmente personale, forse lontano dall'iconografia tradizionale della “Madonna con Bambino”. Sullo sfondo montagne e cascate, col cielo nuvoloso. Curato il drappeggio dell'abbigliamento della Vergine. I colori sono, per lo più, tenui. Colpisce la collana indossata da Maria, stretta dal Bambino; termina con un crocifisso, qui “anticipatore” dei tempi bui che lo attendono. Sul davanzale, accanto a Gesù, un vaso con una fresca rosa. In sintesi, il Maestro ha voluto donarci una sua personale interpretazione dell'iconografia, codificatasi nel tempo, senza però rinunciare ad elementi ricorrenti che troviamo in tutte le opere artistiche che raffigurano la “Madonna col Bambino”. (P.B.) |
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3. LA MADONNA DEL LAGO
Osservando il dipinto, colpisce la dimensione della grande rosa rispetto alla Madonna col Bambino, che sono raffigurati come una scultura, una statua. E in tal modo il pittore ha voluto rappresentarli quasi come oggetto di devozione. Una visione un po' fredda, forse, lontana dai canoni tradizionali.
Paesaggi, questi, tanto cari al pittore, definito “il Surrealista delle Dolomiti”. Sua madre e sua moglie sono originarie del Comelico, dove egli, a Costalta, trascorreva ogni anno le vacanze estive. Qui dipingeva, nel suo studio, e da qui spesso si recava ad Auronzo, una delle mete preferite delle gite giornaliere. Nello studio costaltese ha dipinto anche “La Madonna del Lago”, dopo una gratificante visita al lago di Auronzo di Cadore. |
http://museoregianini.altervista.org/2019.html
“Nuova stagione del Museo” anno 2019
Con l’apertura della nuova stagione del ‘Museo Surrealista – Regianini’ di Costalissoio, ricco di nuove opere.
Nel periodo estivo, per la consueta esposizione temporanea,
sono presentate due opere che riguardano Milano,
ma toccano una tematica d'attualià:
"le città... ieri e oggi"
Il tema dei cambiamenti che hanno coinvolto le nostre città nei secoli XX e XXI ha sempre affascinato il pittore Regianini, che, in numerose opere, ha voluto rappresentarlo con un intento anche “educativo” e, chiaramente, di denuncia. La città viste come luogo di incontri, relazioni, scambi, ma anche città vuote e città ideali, tra contraddizioni presenti e grandezze passate.
Qualche anno fa, nelle esposizioni temporanee del Museo, era stato scelto il tema “periferie”, con città solitarie e rare presenze umane; i colori grigi e bruni comunicavano angoscia e pessimismo.
Quest'anno
poniamo l'accento sul "cuore" della città sui contrasti che emergono tra ieri e oggi.
I due dipinti esposti potrebbero essere considerati, secondo l’intento dell’artista, come l’alfa e l’omega di questa evoluzione delle città, l'inizio e… la fine, l'ordinata bellezza del passato e il caos del presente.
MEDIOLANUM
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...E VENNERO I MOSTRI A MILANO
Titolo emblematico volto a significare in modo eloquente il modo in cui il pittore vede il degrado della metropoli meneghina e, in genere, delle nostre città.
Pino B.
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TRE OPERE IN ESPOSIZIONE DAL
27 luglio al 31 agosto 2014
Ogni anno si presentano, per un periodo limitato, alcune opere di Luigi Regianini che non fanno parte della collezione stabile del Museo. Questa usanza ha lo scopo di allargare la conoscenza del percorso artistico del pittore e di approfondirne lo studio e l'evoluzione.
Le opere scelte quest'anno (dipinte tra il 1974 e il 1985) hanno per soggetto tre edifici sacri e con esse Regianini traccia una sintetica storia della nostra civiltà senza tralasciare i messaggi e i moniti dell'inconscio collettivo.
Con rara maestria, infatti, inserisce nelle tele improbabili presenze creando la complessa realtà della dimensione psichica dell'uomo che si svela e diventa elemento attraente e caratterizzante del paesaggio.
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L'ABBAZIA DI MIRASOLE DOPO LA PIOGGIA
E' l'immagine di una quiete arcana e senza tempo. La resa pittorica degli edifici, minuziosa nei dettagli e sapiente nei colori, appare in perfetto equilibrio con l'idea struggente della vita che, in continuo divenire, anima e illumina di senso la realtà.
Il bimbo che guarda sgomento il il palloncino sfuggitogli di mano e l'enorme chiocciola, simbolo di un tempo che avanza lento ma inesorabile, diventano un'istantanea preziosa, un flash sulla vita caduca e attiva che non teme di opporre al silenzio di un'eternità muta, l'eco delle voci, del canto e del pianto dell'uomo.
Il bimbo, la chiocciola e l'abbazia. Il palloncino che ondeggia nel vento. Uno stormo di uccelli che volteggia attorno al campanile e l'atmosfera umida e profumata che sembra allargarsi dalla tela fino ad avvolgere anche lo spettatore.
Questo quadro è uno dei tanti sogni realizzati che un uomo innamorato della vita ha saputo regalare al mondo.
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LA CHIESA DI S. CRISTOFORO AL NAVIGLIO
Offre uno scorcio segreto e atemporale di Milano, la città dell'infanzia di Regianini.
In un angolo del dipinto appare un pescatore in una posa che suggerisce la paziente disponibilità a una lunga attesa. Potrebbe essersi appisolato e, nella sua determinata volontà di catturare piccoli pesci, non si accorge della pesca miracolosa operata dall'uomo durante i secoli. Attorno al pescatore, infatti, appaiono pesci enormi e lucenti di scaglie. Per la psicologia del profondo i pesci rappresentano i contenuti viventi situati nello strato profondo della personalità.
In questo quadro, posti accanto e sopra una chiesa quattrocentesca luogo di culto per una comunità che va stabilizzandosi creando leggi e costumi, sono rappresentate le conquiste dello spirito umano nel passaggio tra la civiltà rurale e quella contadina.
La tela presenta un angolo sui Navigli come appare ancora oggi. Niente auto e lo scorrere lento delle acque limacciose accanto al cotto prezioso che orna gli archi acuti delle finestre della chiesa.
Il tempo può fermarsi e l'uomo può consumare la vita nella ricerca di cose insignificanti senza curarsi delle reali possibilità della mente.
Pescatori appisolati con la falde del cappello ben calate sugli occhi o creature che osano sfidare con lo sguardo la luce del sole all'esterno e la scintilla del sé nel profondo dell'io?
Il pittore invita a riflettere e mostra, in un'unica e compiuta immagine, l'eterno dilemma dell'uomo. Ma Regianini è un artista. Dopo aver creato il dilemma, sa ricomporlo suggerendo anche il potere salvifico della bellezza. E' curioso questo quadro, stimolante, quasi giocondamente ironico. Non condurrà alla disperazione di un dilemma insanabile, ma a una quieta introspezione e alla ricerca di sé, magari lungo le rive di un fiume che sa scorrere lento...
LA PICCOLA CATTEDRALE E' un'opera complessa che sintetizza e offre allo spettatore i simboli dell'evoluzione spirituale durante due millenni di storia europea. La “quiete” senza tempo dell'abbazia, nella cattedrale cede all'inno possente e glorioso della conquista. “Ora et labora” (prega e lavora) era il motto dei piccoli frati che, pregando, combattevano con la terra delle paludi conquistando, palmo dopo palmo, e zolle che avrebbero amorosamente coltivato per sfamare la comunità. Si conquistava, in quel modo, la capacità di dominare la propria terra e di trarre da essa il necessario per la vita. Le comunità contadine hanno sempre mantenuto un legame profondo con la terra e i ritmi delle stagioni. Case, chiese, abbazie e tutt'intorno i campi, imbiancati di neve o sfolgoranti di spighe: equilibrio perfetto di vite sferzate dalla fatica ma realizzate nella spiritualità compiuta e innocente delle creature semplici. Attorno alla cattedrale non ci sono più i campi, ma le strade, le case e i palazzi della città. La chiesa che “conquista”, che combatte guerre di religione, che incorona re e imperatori, crea, per il proprio culto, templi imponenti, con pilastri e colonne che sfidano le altezze dei cieli e impongono al sole di filtrare attraverso i vetri colorati con le storie dei santi. La cattedrale, all'esterno, è affermazione di potenza, ma all'uomo che indugia nella penombra e nel silenzio dell'interno suggerisce di ripiegarsi su se stesso per scoprire la scintilla del dio vivo che lo anima. Solo così riuscirà a superare l'orrore della storia e a raddrizzare l'obbrobrio di avere trasformato il sangue del Redentore nella forza bruta dei guerrieri, nei pugni chiusi di coloro che combattono per costruire cattedrali che inneggiano alla potenza del mondo. E sono stati perseguitati quelli che per primi hanno compreso che il vero tempio, la vera cattedrale è l'uomo libero. Libero di vivere, di amare e di pregare il Dio unico che, incredibilmente, si nasconde in ogni uomo che vive sulla Terra. Regianini nella sua cattedrale pone un piccolo portale. Verde e nero. Verde come i campi in primavera, nero come l'inconsapevolezza di sé che rende vana la vita se non si trova la scintilla nascosta nel profondo. Prega e lavora. Non combattere. Vivi nella gioia d un equilibrio perfetto e agisci nel mondo come un piccolo dio che sa solo amare.
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UN' OPERA IN ESPOSIZIONE DAL
agosto 2012
sette volti di Cristo
UN' OPERA IN ESPOSIZIONE DAL
luglio 2011 che è diventata permanente
dal titolo: GUERRA 1915-18 I TRE PRIMATI DI COSTALISSOIO
In
alto a sinistra
Dal libro "Monte Piana " di Albino Capretta. Così viene descritto il primo giorno di guerra: SCOPPIA LA GRANDE BUFERA. Nei giorni che precedettero l'inizio delle
ostilità, erano giunti nella conca di Misurina i primi Reparti italiani:
......ed alcune compagnie di alpini del 7° reggimento (67^-75^-96^ del
battaglione Cadore e 268^ compagnia del Valpiave).
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In alto a destra Valentino De Mario Cavalier - guida dei reparti (dal libro: -1915-1917 GUERRA IN COMELICO dalla Croda Rossa al Peralba di ANTONIO BERTI)
....(il De Mario) è un'ottima guida che, avendo fatto per 40 anni il contrabbandiere, conosce tutte le valli e i passi alla perfezione e può rendere utilissimi servigi ed essere un uomo prezioso. Il De Mario, saputo dell'operazione che si sta
disponendo, insiste per unirsi agli ex-compagni, e i volontari ottengono
dal comandante l'autorizzazione a prenderlo con loro vestendolo da
alpino. Guidata dal De Mario la pattuglia di testa sorprende il presidio
nemico, composto da sei uomini; 4 rimangono uccisi, 1 è ferito e il
sesto riesce a fuggire. |
don Angelo Arnoldo - Cappellano Militare in occasione del 50° anniversario dalla scomparsa hanno scritto di Lui: ALCUNI CENNI BIOGRAFICI: nacque a Goima di Zoldo. Passò l'infanzia a
Venezia, essendosi trasferito nella città lagunare con la famiglia.
Venne ordinato Sacerdote a Belluno. Fu cooperatore a Limana, mansionario
a Costalissoio, con servizio anche a Costalta. Cappellano Militare
volontario durante la guerra 1915-18. Nella sua veste visitò i soldati
in trincea, li assistette nelle baracche sulle rocce, o sotto una tenda,
o sotto una pianta, o in qualche fienile, o nelle casere, o nelle scuole
dove venivano trasportati i feriti e i moribondi. Nel dopoguerra
raccolse migliaia di salme di Caduti sulle aspre coste dei Longerin, del
Cavallino, del Quaternà, dell'Aiarnola, del Chivion, del Sesis e del
Peralba, e, a sua cura, vennero sistemate nel Cimitero Militare di
S.Stefano da lui ideato, sollecitato e diretto. Creò l'Opera Nazionale
della raccolta delle salme e della sistemazione nei Cimiteri di Guerra,
poi fatta propria dal governo. Fu a Milano nell'anno dell'invasione
mentre infuriava l'epidemia della "spagnola" ed era divenuto per la
Città il padre Felice di manzoniana memoria. Con il Sindaco di Milano,
Greppi, promosse un comitato di Signore Dame della "spagnola" per
l'assistenza degli ammalati e la raccolta dei mezzi necessari.
All'indomani della liberazione, don Angelo ritornò a Costalissoio. Fu
poi coadiutore e cappellano dell'ospedale di Belluno, cursore e
archivista in Curia. Morì nel 1948 e volle essere sepolto a
Costalissoio. Nel cimitero Militare è ricordato con una targa bronzea.
E' VIVO IL RICORDO: I vecchi Alpini interpellati oggi su don Angelo
Arnoldo, hanno tutti risposto esprimendo ammirazione, sorridendo con il
rispondere con immediatezza, ricordando particolari ancora vivi in loro,
convergendo tutti in questo profilo molto umano. Don Angelo era il punto
di riferimento dei Comeliani a Belluno, con recapito al Bar "Cadore"
della signora Maria. Per qualsiasi bisogno, pratiche varie,
interessamenti, don Angelo era sempre vivo e presente in determinate ore
al Bar "Cadore". Offriva da bere a tutti i suoi "alpinazzi". Se rimaneva
senza soldi, faceva ugualmente il gesto di offrire e poi diceva ai
ragazzi: "pagate voi". In segno di saluto baciava tutti i suoi "alpinazzi"
o "biondazzi" del Comelico. Fumava sigari e quando si presentava nelle
caserme, al 7°, all'Artiglieria, era molto onorato e interveniva in
favore dei suoi Alpini per risolvere i problemi di varia natura.
Rientrato in Comelico diresse il recupero delle salme dei Caduti e
personalmente raggiungeva le zone del teatro di guerra, sempre con lo
zaino in spalla, raccogliendo i resti dei Caduti, sparsi sui terreni e
tra le rocce, che trovava lungo il suo cammino. Era sempre in movimento
e passava nei vari paesi del Comelico senza problemi per il pranzo,
perché era invitato dappertutto, onorati di averlo ospite. In casa sua a
Costalissoio aveva sempre la dispensa vuota e quando riceveva le
primizie, che a quei tempi venivano riservate ai sacerdoti: patate,
formaggio, burro ecc.... queste entravano per la porta ed uscivano per
la finestra, cioè venivano offerte ai bisognosi. |
UN' OPERA IN ESPOSIZIONE DAL
15 luglio 2008
dal titolo: ALL'INFERNO I KILLER DELLA NATURA
INQUINAMENTO OGGI... DOMANI
UN' OPERA IN ESPOSIZIONE DAL |
PAPA LUCIANI UN PERCORSO AL SERVIZIO DI DIO Ho voluto rendere omaggio alla persona
di Papa Giovanni Paolo I, figura eminente del nostro Veneto, in un momento
in cui è in atto la sua beatificazione, con un'opera pittorica che vuole
non solo rappresentare la sua immagine, che ho collocato al centro del
dipinto con il suo famoso sorriso e le braccia rivolte al suo gregge, ma
illustrare simbolicamente il suo percorso dalla natia valle agordina alla
meta finale: Roma. |
Questa è rappresentata nel dipinto
con il Leone, simbolo della città, la basilica di S. Marco e una veduta
di un angolo del Canal Grande. Luigi Regianini Milano, marzo 2006 |
in esposizione temporanea - anno 2005
Il museo surrealista dedicato al maestro Luigi Regianini
si è arricchito di una nuova grande opera pittorica (cm 80x160). Il dipinto, dal titolo "LA VISITA", dalle tematiche contenutistiche filosofiche ed esistenziali , si inserisce a pieno titolo nel filone dei grandi messaggi horror contemporanei. |
UNA
FANTASTICA OPERA PITTORICA INEDITA DEL MUSEO
DI COSTALISSOIO “PRESEPIO
SURREALISTA 2005” È
un dipinto originale e unico, che merita da solo una visita al Museo. Marco Pezzali Costalissoio,
dicembre 2005 |
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