IMPRESSIONI DEL COMELICO

               Più in alto, aggrappata umile e soletta,
               sta Costalissoio, dal mondo negletta,
               che importa se il sole le arde nel cuore,
               se canta il poeta sue strofe, e poi muore ?

Innanzi, dal sole gremita, è Danta
turrita. Un vel di porpora l'ammanta:
sembra una ninfa esausta, in sul mattino,
del lussurisso ardor di pan caprino.

             Ai piè S. Nicolò bada alla dama
             che l'altro Campitel da sempre brama;
             gli sbarra il passo, gli chiude la via:
             udito il rintocco? è l'Ave Maria!

Più avanti c'è Costa, annusta di sole,
che sembra un giocattolo, ma duole 
a conoscerla così senza moto,
da un senso di pena, un senso di vuoto.

            La dolce Candide sorride, all'aedo,
            poi Casa Mazzagno e ancor Dosoledo.
            C'è Padola, infine, impavida guida,
            da secoli là, non geme non grida.

Evadere un dì dall'aspra vallata,
vorrebbe la Donna in nero velata;
si volge di là,s'accorge ch'è sola,
un nodo di pianto Le urge la gola.

ANNO 1950    (autore ignoto)