La musica tradizionale del Comelico in una ricerca universitaria di Bianca De Mario

In un articolo apparso su “Il Cadore” del mese di aprile ’03, anno LI-numero 4, nella sezione Dicono la loro- Pag.6. Titolo attribuito: La musica tradizionale del Comelico in una ricerca universitaria.

Bianca De Mario è figlia di Virginio e nipote dello scomparso Guido, nostri compaesani.

Vive a Milano ma spesso, nei periodi feriali, la incontriamo a Costalissoio assieme ai genitori.
Ci fa piacere che, come da lei dichiarato, le sue origini Cadorine, l'abbiano influenzata nel corso dei suoi studi, con un approfondimento sul patrimonio
folklorico musicale della Val Comelico.

A Bianca gli auguri  per il prosieguo dei suoi studi.
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 Gent. Readazione de Il Cadore,

Scrivo dalla provincia di Milano dove, da sempre, vivo con la mia famiglia. Mio padre è di origini cadorine ed io ho passato le estati della mia infanzia a Costalissoio. Questo è forse il motivo principale che lo scorso agosto mi ha indotto ad approfondire quello che era per me un lontano ricordo.

Frequento da due anni il corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali dell’Università di Milano con indirizzo Musicologico. Al termine della frequentazione di un corso di Etnomusicologia, dinnanzi alla possibilità di esporre un argomento a scelta in una breve tesina, mi sono occupata di scoprire più da vicino uno dei piccoli grandi tesori che la Val Comelico offre agli abitanti ed ai visitatori: il patrimonio folklorico musicale rappresentato da uno dei numerosi gruppi folk della zona, i Legär.

Grazie alla disponibilità ed all’interessamento del sig. Massimo De Martin, ideatore di un sito internet sul Comelico, sono entrata in contatto con Eugenio D’Ambros, direttore del gruppo, il quale ha gentilmente messo a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze folkloriche, offrendomi la possibilità di entrare concretamente in una realtà che precedentemente era stata da me contemplata da un punto di vista esclusivamente esterno e distaccato. La “ricerca sul campo”, come è in questo settore definita la fase pratica di studio di un fenomeno, si è realizzata in un arco di tempo di tre settimane, per un numero complessivo di sette incontri con il gruppo, tra uscite per le rappresentazioni, quali la sfilata dei gruppi agordini a Falcade, interviste o partecipazione alle prove. Tutto ciò è stato motivo di avvicinamento ad un orizzonte musicale assai lontano da quello offerto dall’esperienza quotidiana, all’interno di una rivalutazione del patrimonio popolare locale.

Innumerevoli aspetti sono emersi in tale studio, ma ciò che personalmente ha più colpito la mia attenzione “musicale”, e che è dunque divenuto il centro del lavoro in seguito svolto, è la considerazione della musica tradizionale come momento essenziale di aggregazione dell’intera comunità, nonché del singolo gruppo. Una potenzialità che è stata colta dai Legär, che se ne sono avvalsi per recuperare una cultura passata a rischio di estinzione. Il Paris, il Matažin, le vécie ed i valzer, sono stati ripresi nei passi e nei costumi dei padri ed arricchiti coreograficamente in un ideale legame tra passato e presente, musica e danza. Illuminanti in questo senso sono stati poi il testo di Gianluigi Secco sul Carnevale comeliano, Mata, e la raccolta di liriche di Pio Zandonella Necca, per la cui pubblicazione è stata ideata la coreografia di un nuovo valzer.

Ciò su cui intendo porre l’accento con questo mio breve scritto, che molto sommariamente vuole tracciare le linee della mia esperienza, è proprio l’importanza di fenomeni di questo tipo. Fenomeni che vengono ignorati dall’“alta” cultura e che solo negli ultimi anni sono stati rivalutati nell’orizzonte etnico, musicale, folklorico. La loro vastità, l’ampiezza di proporzioni che manifestano permette di illuminare solo alcuni aspetti tra i più interessanti ma questi bastano senza dubbio a darci una vaga idea di quale tesoro storico e culturale si nasconda dietro un canto, una danza, un detto popolare. Qualcosa che oggi abbiamo il dovere di salvaguardare per arricchire non solo il futuro culturale dei nostri figli ma anche la nostra personalità.

Ringraziandovi porgo distinti saluti

Bianca De Mario