per non dimenticare: " a  'sorgo'  durante la seconda guerra mondiale"

dopo l'8 settembre 1943 - qualche storia per non dimenticare...procurarsi il cibo

(dalla pubblicazione " Giovanni Fontana - Durante la guerra e l'occupazione tedesca dal 1939 al 1945)

L'OCCUPAZIONE TEDESCA (...Giovanni Fontana era il Podestà)

Si arrivò all'8 settembre 1943, che segnò l'inizio della rinascita dell'Italia attraverso sacrifici..........
Rimase a S.Stefano, essendo siciliano, il maggiore comandante del Presidio e con lui dovetti ricevere i primi uffuciali tedeschi, che arrivarono da Monte Croce il giorno 11. Presero cognizione della situazione, ripartirono e si fermarono a Pieve di Cadore. Da questi ottenni il primo permesso per acquistare e trasportare in Comelico cereali ed adottai relativa delibera.... . Detta delibera con l'approvazione della Prefettura e delle autorità tedesche, fu poi preziosa per superare le difficoltà opposte dalla Repubblica di Salò ai nostri rifornimenti e dare una certa sicurezza agli incaricati per il ritiro ed il trasporto dei cereali. Servì pure a far liberare Giuseppe Pellizaroli (1908-1957), arrestato da zelanti funzionari repubblichini mentre acquistava granoturco in provincia di Venezia.
Inizialmente venne richiesto ad alcune ditte di fornire granoturco al Comune, ma soltanto Emilio De Candido e Gennaro De Pol importarono per il Comune rispettivamente q.li 166 e q.li 216 di granoturco. Si poterono portare in porto trattative coi Consorzi Agrari di Belluno e di Padova i quali fornirono q.li 740 di frumento, in cambio di legna e di un quantitativo limitato di patate da semina, richieste dalla Sepral per autorizzare lo scambio. Vi furono successivamente le forniture a mezzo della Magnifica Comunità di Cadore che portarono i rifornimenti complessivamente a q.li 443 di granoturco ed a q.li 1.315 di frumento. I cereali furono distribuiti nelle frazioni a cura dei rispettivi rappresentanti nel Comitato Consultivo Comunale......

Anche paesani, uomini anziani, donne e giovanotti intraprendenti, provvidero a rifornimenti per proprio conto effettuando pure scambi di legname con granoturco, viaggiando nella campagna veneta. A questo scopo il Comune distribuì tavolame alla popolazione. Fecero lunghi viaggi, con mezzi di fortuna o trainando carretti carichi di tavole e nel ritorno qualche sacco di granoturco. Affrontarono, oltre ai notevoli disagi i rischi che la precaria situazione comportava, non ultimo il pericolo di vedersi confiscare tutto dai militi repubblichini come purtroppo è anche successo.

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Quelli di Costalissoio.....

In questo contesto molti nostri compaesani, riuniti a gruppi, partirono con carretto al seguito, verso la campagna veneta per procurarsi quel granoturco che qui non cresceva. Chi appartiene agli "anta" avrà sentito sicuramente raccontare dalle madri di questi viaggi. Gli uomini: chi in guerra, chi anziani e quindi occupati nei lavori agricoli, lasciavano alle donne questo gravoso compito che diventava anche rischioso quando venivano bombardate le stazioni ferroviarie o inutile quando la merce poteva essere sequestrata.

Nell'immagine un permesso, per viaggiare sul treno, alla ricerca di un po' di "rifornimento" per la famiglia.

Così ricorda quei viaggi  Sinforosa:

....miseria, tanta miseria. Avevamo le vacche e quindi il latte, ma burro e formaggio dovevamo in parte consegnarlo all'ammasso. Mica si può vivere di solo latte, il pane....la tessera...due etti a persona,un panino.... .
E allora ci si accordava in quattro, cinque persone, sopratutto donne e si partiva verso la "bassa". Da chi aveva già provato si sapeva che passando di
casa in casa nella campagna, si poteva rimediare il sorgo che sarebbe stato poi macinato nel mulino di Campitello.
Ricordo i posti frequentati da quelli di Costalissoio: Fontanelle, Codogné, Mansué, S.Stino e Motta di Livenza.
La prima volta fu nel '42, il carretto in prestito da Tinuto, lassù. Due ruote, si sa di legno e partenza....
I soldi, avevamo dei soldi per pagare ma si sapeva che non tutti i contadini li accettavano, in quel caos potevano presto risultare carta straccia e allora filo di lana. Lana delle nostre pecore, filato in casa, calze fatte sempre della stessa lana e qualcuno si portava pure qualche capo del corredo, lenzuola o altro, per poter fare il baratto.
I contadini avevano paura, paura perchè tedeschi e milizie varie potevano pensare che il sorgo potesse servire come rifornimento ai partigiani. Non erano quindi felici di questi scambi ma certo mossi dalla pietà qualcosa scambiavano. A chi rispondeva che non aveva tempo per "spannocchiare" ci impegnavamo, la sera, durante il ricovero nelle stalle a fare questo lavoro. A piedi, sempre a piedi, ricordo di quando le scarpe mi facevano male e allora...a piedi nudi. Dormire, sempre dormire nelle stalle portandosi dentro quello che eravamo riusciti a mettere assieme. Tanta fame, a volte mangiavamo il sorgo crudo, quando qualcuno ci offri delle patate bollite, piccole piccole ,"boble", le abbiamo mangiate tutte anche "l'mondize". Un po' di polenta o patate bollite poteva sembrare un pranzo speciale, "rosolio".
Ricordo quella volta che abbiamo messo assieme cinque quintali di sorgo, la fatica di salire il Fadalto, tenere basso il carretto davanti...., sembrava di morire.
Il Fadalto era anche pericoloso perchè vicino all'altipiano del Cansiglio, dove si fronteggiavano tedeschi e partigiani e quindi soggetto a bombardamenti. A proposito, ricordo di quando in uno dei nostri viaggi ci sorprese un bombardamento diretto ai ponti del Livenza. Scappammo dentro una vecchia fabbrica ma quando incominciarono a cadere i vetri preferimmo correre verso dei filari di vigna. Era la fine di novembre ma ci trovammo ancora l'uva, tanta uva. Inutile dire che ne approfittammo ma la sera, quanto mal di pancia, quanto... .
In Cadore poi, a volte,  si trovavano i ponti bombardati e allora giù nella gola con tutto quanto e poi risalire.
Ricordo quando una sera, a Cima Gogna, per via del coprifuoco, dovemmo fermarci. Al proprietario dell'albergo chiedemmo qualcosa da mangiare e un po' di alloggio, niente mangiare e dormire nella stalla vicina. Erano i primi giorni di dicembre, le finestre non avevano vetri ma solo grate, "la tremadon" tutta la notte. Ancora oggi passando rivedo quel posto e quel "trattamento" che non dimenticherò mai.
Una volta, quella sì, il ritorno lo abbiamo fatto in treno, siamo andati a Cornuda, quella è qui, più vicino, con la valigia e abbiamo portato a casa dieci chili di fagioli.