...grazie al nostro Alessandro De Rigo che mi ha promesso, nel tempo, di mandarmi quanto fra le sue letture di storia ci possano far conoscere il passato in modo sintetico. La pagina sarà aggiornata man mano...
"PICCOLE GOCCE DI STORIA DEL COMELICO"
Ma quella quiete non fu che apparente; non durata lunga pezza.
Imperciocchè i nemici intorno a tre mila, rammassatisi in Sesto si secretamente,che
niuno ebbe sentore, saliti nella notte sul Montecroce, al primo spuntare
dell'alba, la decima alba di quel mese di aprile, precipitarono furibondi nel
superiore Comelico, parte estrema del Cadorino, inarborata d'antichissime selve,
intorniata da altissimi monti. Quivi sbrancatisi in tre grossi drappelli,
sorpresero improvvisi le ville vicine di Casamazzagno, Candide e di Padola:
desti alle grida, che levarono, e volti in fuga gli abitanti, trucidati quanti
non poteano fuggire, entrati nelle case le abbottinarono, abbottinate le
incendiarono. Le fiamme si videro per sino a Capodimonte nel Bellunese: tanto si
levarono esse sopra le piu' eccelse punte dei monti. I Tedeschi intanto, che le
tre ville ardevano, risoluti di spogliare e di bruciare anche le rimanenti, dato
il segno, si vennero assembrando al Capitello del Col de Martin , luogo di sotto
a Candide. Gli sparsi branchi s'eran già riannodati, e già stavan per muovere,
quando il suono altissimo di un corno levatosi improvvisamente d'in mezzo alle
boscaglie, che coprian le pendici opposte, li sorprese , li atterri, li arrestò:
"I Cadorini" gridarono in loro barbare favelle, "i Cadorini che s'avanzano", ed
a quel grido gettate l'armi, e bagagli si precipitarono nella fuga, ne
fermaronsi a prender fiato, che assai oltre i confini. Tanto potè su quei
furibondi, tanto gli invigliacci il suon d'un corno! E il corno era quello non
delle bande temute, si d'un Alpigiano, che mettendosi mattutino pel bosco , come
solea di sovente, suonollo a diporto: allora quel luogo mutò nome sulle lingue
de' paesani, denominatosi VALCORNO, nome che ancora conserva.
1422 Problemi di vicinanza con il Sudtirol .
Giovanni de' Conti, signore di Lienz, e delle borgate comprese nella valle
, che dicesi Pusterthal, in parte contermina a Comelico, tenea detto
pubblicamente, che suoi erano in buona parte i monti pascolosi, e boschivi del
Comelico, e studiava di rivendicarli e di impadronirsene. Nel tentativo di
risolvere la questione i Comuni del Comelico inviarono la documentazione che
comprovava l'appartenenza di detti territori al Comelico stesso. Ma a niente
riuscirono. La selvatica ostinatezza del Conte, crebbe l'audacia ed il mal animo
dei sudditi suoi, che non cessarono quasi mai nelle aggressioni e nelle
violenze. E, cosi' succese che gli abitanti di Cercena', (ora
Obertilliach ) assembratisi in novanta, e saliti sui monti vicini
uccisero due Comelicesi, che su quelli incontrarono, e, rapinati due buoi, e
alquante pecore, si ritirarono.
Il Consiglio del Cadore , rotta ogni relazione con il Conte Austriaco, esortò i
Comuni del Comelico , che frattanto si limitassero a vigilare, ed a guardarsi
dalle insidie nemiche. Ma essi, in special modo quelli della centuria inferiore(Comelico
inferiore), si dettero alle rappresaglie e rapirono quindici vacche che
trovarono sui propri monti confinanti con Cercena'(Obertilliach). I tedeschi,
saliti in frotta sui monti, si vendicarono uccidendo il primo Comelicese che
incontrarono. Sembra che nel frattempo si raggiungesse una conciliazione e nella
restituzione reciproca degli animali predati. Ma , anche se quietato, l'odio non
si spense: nel 1447 esso divampò più' forte, e, spinse i due popoli alle
consuete violenze, che furono rinnovate nel 1449 e nel 1454 dagli abitanti di
Cartisch e di Tilliach,villaggi sulla Zegle che in antico facevano parte del
Contado Cadorino. Il bravo Odorico da Sacco, si fece ambasciatore ed invitò a
dimenticare le reciproche offese ed a vivere in pace con il popolo Cadorino.
Gioirono i Comelicesi di si buone intenzioni, ma la gioia non fu di lunga
durata. I Tedeschi sono sempre Tedeschi: scesi dopo sei anni improvvisamente dai
monti(1460) , saccheggiarono il piccolo villaggio di COSTA, altri di Sesto
corsero armati sul monte Dignà ed abbattutisi in Odorigo de Gianigoli occupato
nella ricostruzione della propria casera perfidiosamente lo uccisero. Come il
Principe si comportò dopo tali violenze , non trovo scritto, certo che da quel
punto i Comelicesi non furono ne' più turbati ne' molestati.
Nell'anno 1354 il PATRIARCA inseriva nello Statuto, diretto a
migliorare le sorti del popolo, mettendo a freno gli arbitri, e , levando gli
abusi introdotti ,i seguenti provvedimenti:
1)Che ogni mercante di legname dovesse in seguito concedere almeno due terzi
delle taglie (taie) comperate, a segatoi del Cadorino, a che le volgessero in
tavole.
2)Che chiunque tagliasse uno o piu' alberi, facessili lavorare dentro di tre
mesi, e , non piu' tardi.
3)Che i marcanti di legname nella condotta fluviale delle taglie (mnada) altri
operai non impiegassero, che Cadorini; solamente nel manco di questi
ricorressero a forestieri.
4)Che i litiganti non si avvalessero di Avvocati o procuratori forestieri.
5)Che qualunque mercanzia dalla Venezia per la via del Cadore conducessi in
Germania, o viceversa, dovesse darsi a condurre ai territoriali possessori di
buoi: essi facesserla per turno o rodolo secondo la consuetudine antica.
6)Che niun forestiero incanavasse nel Cadorino vini, biade, olio, sale o
qualsiasi altra cosa con intendimento di vendere.
(riflessione personale: gia' sette secoli fa si adottavano delle leggi per
proteggere l'economia locale; dopo 700 anni ne stiamo ancora discutendo ed i
tempi di attuazione, mi pare , siano ancora lontani!)
anno1271
Dimoravasi in Colle di San Pietro, villa dell'inferiore Comelico, una
ricca famiglia che cognominavasi Bianco; capo di questa Giovanni il quale ebbe
tre figli Paolo,Tomaso e Pietro,fondatori di tre famiglie. Da Paolo uscirono I
POLI, che insieme ai Ceschi(CESCO), continuarono a vivere nel villaggio natio. I
Poli, insegnarono a' compatrioti una instancabile operosita': datisi al
mercanteggiare, nel giro di poche generazioni crebbero si mirabilmente il
patrimonio paterno, che furono riputati i piu' ricchi della contrada:testimonio,
ove ogni altra prova mancasse, il magnifico palagio che si edificarono e sta
ancora in San Pietro.Abbandonata la marcatura, per cui si erano oltre ogni fede
arricchiti, si stabilirono in Venezia e sedettero in SENATO.
iniziando con la via di comunicazione che dal Cadore porta a
noi:
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