mese di Febbraio 2023

 











C
uriosità storica.

Nasce nel maggio del 1952 il primo numero del mensile "IL COMELICO" con la direzione di A. Pellizzaroli.
Nell'articolo di presentazione: L'idea di formare questo giornale nacque una sera. Una di quelle sere d'inverno lunghe e fredde, in un caffé del centro  tra alcuni amici, centellinando un buon bicchiere di vino, di quello "Verona" buono, che ti fa fare il bis e anche il tris, dopo i quali inizia un lungo colloquio che cominciando con i problemi del capoluogo va a finire su tutti quelli dell'intera Vallata.
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direzione e amministrazione - via S.Candido- S.Stefano di Cadore
prezzo £. 35

anno 2  n.7  luglio 1953       pillole -appunti-storia dal mensile "IL COMELICO"

 

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22 OTTOBRE 1845

L'incendio di Padola

ed i suoi uomini.

« ,. « comandò ai nostri padri di fare sapere ai lor figlioli; acciocché la generazione a venire, i figlioli che nascerebbero le sapessero e si mettessero a raccontarle a lor figlioli ».

Dal libro dei Salmi 78-5-6.

Accoglie Padola in questa, come nelle passate estati, gli ospiti villeggianti consueti ed occasionali, lieta di porgere loro il saluto augurale onde'ssi dalle aure balsamiche dei nostri monti e dei nostri boschi possano trarre benefico sollievo alla consueta fatica di ogni giorno e temprarne l'animo e le forze per le fatiche future. Non riteniamo del tutto inutile, se, dalle colonne di questo periodico, a titolo di curiosità, per gli ospiti che ci onorano della loro presenza e per ricordare ai figli di questa Padda nostra le vicende non sempre felici del loro paese, onde la riconoscenza per tanti sacrifici compiuti dai nostri avi, non vada riposta tra le cose consuete, se cercheremo di spaziare attraverso le nebbie brulle dei tempi e tenteremo di trasportare, sia pure per poco in tempi alquanto lontani, con la nostra descrizione, il pensiero del cortese lettore sulla guida di memorie raccolte dalla viva voce dei superstiti, e di dati preziosi che, G. B. Martini trasse per noi dal suo forziere di storiche memorie, descrivendo qui brevemente l'incendio che il 22 Ottobre 1845 distrusse l'intero villaggio.

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Divisi in sei squadre, dette in quel tempo compagnie, ciascuna delle quali traeva il nome dai principali casati del paese, gli uomini validi si trovavano nel bosco detto la « Costa » per l’ammassamento del legname ridotto in tronchi durante la stagione estiva ed ivi vi pernottavano nei così detti casoni fino al sabato.

Ancora ci vengono in memoria i bei versi dialettali trasmessici attraverso i tempi, che le allegre fanciulle d’allora usavano cantare;

• Ancoi è sabo e pi' a cason n'resta       Scera ì vien du, parchè doman è festa ».

Nelle case del villaggio, quasi tutte in legno, raccolte intorno alla piccola Chiesa, simili a pulcini attorno alla chioccia, non erano rimasti che gli invalidi, le donne ed i fanciulli.

Attorno alle mura del cimitero che circondavano la Chiesa, vivaci e allegri si rincorrevano alcuni monelli, mentre le madri, essendo vicino al meriggio stavano forse pensando a risolvere il problema del desinare ed ecco che tra il gruppo di sbarazzini qualcuno gesticola, fa segno a qualche altro di avvicinarsi

come chi dovesse confidare un segreto. Ha del tabacco sottratto dalle tasche del padre e qualche zolfanello, avrà anche trovata in qualche luogo una pipa. Perchè non potrebbero fra loro fare una piccola fumatina ?

Fumare con una pipa, il puzzolente tabacco che L'Imperial Regio Monopolio Austriaco allestiva per la popolazione di confine, era di gran moda, come fiutare una presa da una scatola d'argento ai tempi del primo Impero di Francia, come fumare oggi una sigaretta di fine tabacco d'oriente.

E chi mai volete che segua la moda se non i mocciosi che nelle vie e sulle piazze stanno osservando avidamente ? E non sarebbe stato in quel tempo un divertimento accendere un zolfanello quando ancora generalmente era in uso l'acciarino ?

Ora il piccolo gruppo di monelli si ritira nascosto sul ballatoio di un fienile nei pressi dell'attuale casa Martini. La pipa viene riempita ed accesa e lo stesso fiammifero causa l'incendio.

Da tramontana tira un vento ostile, sembra che abbia una tacita intesa con l'altro elemento devastatore. Una cortina di fumo tosto spazzata dal vento si innalza, si insinua per i viottoli angusti poi si innalzano rapide, violente ed inesorabili le fiamme divoratrici. Grida di fanciulle, di donne, di vecchi simili a quelle che si odono dai dementi ricoverati negli istituti psichiatrici invasati da imminenti catastrofi non giovano ne possono giovare a placare la furia devastatrice dell'incendio, Il gruppetto di monelli fugge ora per i campi ed ogni tanto si volta a fissare di una terrificante fissità, il rogo dilagante ed implacabile.

Un clamore enorme si sprigiona tutt'attorno e rende impossibile ogni tentativo di spegnimento. E nella vicina Dosoledo quegli abitanti si premuniscono coprendo con teli inzuppati le loro abitazioni più esposte al pericolo nel timore che lo stesso calore o qualche scintilla ne provochi anche l'incendio di quel villaggio.

Il crepitio dei travi ardenti fa coro alle grida ed ai pianti degli abitanti e sul campanile il bronzo delle campane si fonde e cola le sue lacrime di metallo sulle cupole in muratura della piccola Chiesa.

Tre ore, poi tutto è distrutto ed ora il campanile s'innalza, tozzo come il moncone di un mutilalo che voglia chiedere la pietà altrui,

Nell'interno della Chiesa tutto è salvo. La struttura delle volte murate e dei muri perimetrici ha impedito che il calore vi possa penetrare e vi rimangano ancora le mura del­a casa di Michele Osta (era Albergo Aiarnola) dello scultore Francesco Carbogno - detto il palazzin - e dei pittori Piccolo Dorigo era abitata da Topranin Perfetto è consorti.

Non si ebbe a lamentare alcuna vittima umana ed anche il bestiame potè essere salvo, ma tutto il resto venne distrutto.

A velare il triste spettacolo del fumigante braciere scesero pietose le ombre vespertine e la popolazione di Padola non era più che una miserabile turba randagia, simile a quei profughi Giuliani fugati dalle  devastazioni della guerra che noi abbiamo avuto occasione di vedere nel 1914 nella bassa valle dell'Inn. Il duro e difficile compito della ricostruzione del villaggio si presentava ora nella sua impellente necessità ed i provvidi boschi avrebbero dovuto solidarizzare nel sacrificio che l'intera popolazione si preparava con forte animo a compiere.

Si provvide tosto alla costituzione di una Commissione Edile composta dal Pievano di Candide Gio' Antonio Zardus. Presidente, dell'Osta Sartor G. Battista. Francesco Osta ed i fratelli Osvaldo e Giuseppe Ribul Olzer membri, che con encomiabile ed alacre zelo si mise all'opera.

Provvederà tosto allo sgombero delle macerie, alla costruzione di fornaci per la cottura della calce, stabilire il diritto di ciascuna famiglia in rapporto al numero dei locali necessari per l'abitazione, che vennero fissati in carati, provvedere al vettovagliamento dell' intera popolazione durante il periodo dei lavori di ricostruzione e dare a questa un ben determinato piano regolatore.         a B

Per quest'ultima necessita, venne chiamato su dall' Alpago l' ing Francesco Sandi che fissò il piano di ricostruzione e fu così che il villaggio venne ad acquistare l'attuale forma simile a quella croce sulla quale il proconsole d' Acacia volle crucifiggere S. Andrea.

La stessa Commissione determinava in seguito la costruzione del nuovo e sontuoso Tempio, opera grandiosa, su disegno dell'architetto Segusini, aperto al culto nel 1869. Già nel 1848 alcune case poterono essere coperte e 1' opera continuò ininterrotta. « usque ad finem ».

Non credere tuttavia, o cortese lettore. che qui siano finite le dolenti note. Prostrati gli uomini nello sforzo di giganti, e diradati per le continue falcidie i boschi, vennero poi gli anni squallidi di miseria. E attraverso il valico di Monte Croce incominciarono i tristi pellegrinaggi emigratori Stagnini nel Tirolo e nella Carinzia, braccianti che audacemente valicavano i vicini riversandosi nella valle della Zul- zach. Vennero poi le grandi costruzioni ferroviarie. L' enorme sviluppo industriale della Germania, provvidi elementi anche questi, a sollevare la triste miseria di quegli anni.

Ma da quel tempo il tuo paese non fece più un passo sulla via del progresso, se non con l' evento delle Amministrazioni della Regola con cui si potè audacemente riprendere il cammino con opere audaci ed insigni e ciò dipende in gran parte dell'acquisita  maggiore libertà economica e politica, resa maggiore appunto con l'evento delle Amministrazioni Regoliere.

Con l'augurio che questa opera di progresso per il bene di lutti, possa continuare chiudiamo ora queste nostre note, alquanto lunghe per la mole del giornale, non senza che dall'animo nostro si elevi alla memoria dei nostri avi la nostra riconoscenza che deve essere anche quella di ogni buon villico Padolese.  Ricordiamoci 1' ammonimento di Marco Evangelista : ««della stessa misura che misurerai sarai misurato».

Acciocché la generazione a venire, i figlioli che nascerebbero le sapessero e si mettessero a raccontarle a lor figlioli.

Elia Ribul Olzer