Curiosità storica.
Nasce nel maggio del 1952 il primo
numero del mensile "IL COMELICO" con la direzione di A. Pellizzaroli. direzione e amministrazione - via S.Candido-
S.Stefano di Cadore |
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Anno 1 n.6-7 -ottobre-novembre 1952 pillole -appunti-storia dal mensile "IL COMELICO"
IL BOSCO NELL’ECONOMIA MONTANA Parlare del bosco come fattore principale dell’economia montana è come sciorinare alla curiosità dei lettori un mondo di cifre, di tabelle, di dati statistici che sfugge alla mia competenza. Mi propongo semplicemente, di illustrare il mondo alpino, giacche l'utilità del bosco balza ai nostri occhi solo girando per le vallate selvose che ci attorniano: non è possibile infatti che un' anima sensibile alle bellezze e all'ordinamento mirabile della Natura non senta il bisogno di avvicinarsi a quelle forme di vita, di conoscerla, di scoprirne le funzioni varie, di vederla insomma come fonte inesauribile di bellezza, di forza, di ricchezza. Nessun libro e nessun oratore sapranno dire la grande verità che ci viene dettata dal bosco. Il continuo succedersi di infinite verdi sommità di alberi fa scomparire le asprezze del suolo, nasconde ogni forra, difende la terra dalle forze brute del cielo, custodisce la capanna e l'armento : il bosco ci appare come il buon Dio tutelare dell' Alpe. Oltre all'immensa ricchezza di tronchi, ecco l'utilità della selva come regolatrice delle acque correnti, l'influenza sul clima di intere regioni, la forza con cui sa trattenere la zolla sui costoni più ripidi: basta pensare all'uragano di acque, fatto pioggerella sottile dentro il folto dei rami, alla linfa che continua lenta a penetrare nel suolo che le radici fanno poroso, alla bufera che perde ogni violenza oltre la verde muraglia che resiste tenace ed elastica al potente soffio, ai raggi del sole che filtrano fra gli aghi sottili come leggera cortina di luce. Guardiamo i nostri villaggi allineati lungo le strade che escono dal bosco verso il sole dei campi. Aleggia lo spirito silvano su tante piccole cose dell'uomo che gode la sua vicinanza: le belle stecconate grigie, la fontana scavata nel tronco, la catasta ben composta sotto il poggiolo, i cento attrezzi per il lavoro dei campi e — dentro le abitazioni tranquille — la stufa che vuole il grosso fascio di legna. Dopo la serena poesia, ecco, presso il torrente, i cumuli di tronchi tagliati; sentiamo l'uguale ansito della sega e poche voci che parlano di abeti, di metri, di trasporto, di lire.... La parabola è compiuta: dalla visione che ci scoprì la bellezza profonda del bosco alle fredde parole del mercante. Beppino Casanova La pubblicità al tempo...
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...E SEMPRE COSÌ
a frotte se ne van le rondinelle s'en van col loro lieto cinguettare,
per un altr'anno ancora ritornare. dei prati in fior, del caldo sol leone e Monte Col di bianco incappucciato
questa fine in anticipo ha segnalo. restan, l'Arma fedele e i finanzieri per l'ordine ed il fisco tutelare
e ... forse ... qualche bimba ... consolare! di nuovo sarà chiusa la PRO - LOCO, partita è l'orchestrina di TRIESTE
e riprende il Paese la sua veste. con lui anche il... formaggio se n'è ito, vigile e attento con i lunghi guanti
dirigente il... buon senso dei viandanti... ! che ognuno se ne torni al suo destino, ma ... perchè non potrebbe rimanere
un migliore servizio di corriere ? ? ?
ogni domenica chiusi rimarran ? ? ?
più non s'avrà di festa alla mattina; che pure il forno alla festa resta chiuso, presolo il giorno prima e riscaldarlo
tira come la ciunga a masticarlo !!! anche il giornale arriva quando vuole e, come non bastasse desirarlo devi osservar l'orario ad acquistarlo! Fra tanti malinconici pensieri un sollievo s'è avuto proprio ieri: il latte che di prezzo era salito si torna aver, da oggi, diminuito ! Perchè la villeggiatura, non lo sai, solletica l'appetito... ai bottegai e, come il latte, tutte le derrate dalla sera al mattin trovi... aumentate !!!
il cui prezzo è ... di marca ... nazionale ... consoliamoci che, a fin villeggiatura,
cala financo la ... temperatura ... !!!
calerà il... sole, calerà la ... neve !
cala coi lagni o eterno villeggiante ! |
I NOBILI POLO
Come abbiamo scritto nel numero precedente, i fratelli Giacomo e Giovanni Poli, nel luglio 1663 al fine di recare aiuto alla Repubblica di Venezia, nella guerra contro i Turchi e nell'intento di ottenere la nobiltà veneta, presentarono al Doge la seguente supplica, nella quale sono esposte le benemerenze della famiglia:
« Serenissimo Prìncipe !
L'essere del suddito non ha miglior uso o più propizia fortuna che quando si consacra al suo Sovrano e alla sua grandezza: non sa trarre lodevole impiego per nobilitare i propri sudori che gli atti di continuo ossequio verso la pubblica Maestà; non può sortire, sfera più gloriosa della sua attività che il comodo ed il servizio del Principe...
Impressi nella famiglia di Noi Ciacomo et Giovanni Poli, humilissimi servi di Vostra Serenità, questi documenti col sangue e con la nascita... hanno mosso per lunghissima serie di anni i nostri intenti a donare al pubblico bene il loro talento; altri l'habilità nei Consegli in più luoghi della Serenità Vostra, con incessante mira all'intera osservanza dei suoi precetti; altri la sanità nei chiostri ...; altri esponendo la vita per la difesa di quei confini di Vostra Serenità contro gli Arciducali...
Sarà dunque il pregio più cospicuo de' nostri antenati l'essersi per diversi sentieri incomunali ad un medesimo termine del servizio delle EE. VV. Sarà lode principale della nostra casa l'hiaver in ogni tempo consacrato lo sforzo dell'habilità... per qualificare in forme non ordinarie e memorabili la stessa nostra impareggiabile devotione : mentre tenendo casa in Friuli, dove godiamo la prerogativa della nobiltà, con le sostanze che abbiamo ivi in Cargna, per il territorio di Cadore et Belluno... ci è riuscito honorevolmenle aumentare le nostre fortune.
E già che tutto il nostro essere el havere lo riconosciamo di prosperi influssi di questo serenissimo cielo, ci conducono le gravissime congiunture presenti nelle quali la Serenità Vostra, con eroica c mai più praticala costanza, difende la libertà e la fede ai piedi del suo soglio reale, offerendole in libero volontario dono ducali centomila correnti • • •
Adempio in tal modo l'ardezza dei nostri cuori, ma consoliamo insieme le anime de' nostri maggiori, che godranno certamente di veder derivalo dalle famiglie un testimonio cosi distinto di vera devotione ».
La supplica venne accolta nello stesso luglio 1663, dal Senato e dal Maggior Consiglio, e cosi i fratelli Poli e discendenti venivano decorati della patria nobiltà veneziana; e fregiati dello stemma seguente: in campo vermiglio tre monti verdi, con un braccio nascente nella parte manca dello scudo, vestito di azzurro, che impugna una spada d'oro.
Nello stesso anno 1663 i Fratelli Poli iniziarono la costruzione del sontuoso Palazzo di S. Pietro, prospiciente la piazza del Capoluogo, palazzo che è il terzo ed ultimo edificato dalla famiglia.
Sull'area di tale palazzo vi era fino allora l'antica casa dei Poli -De Pol, rimasta a disposizione dei De Pol a seguito della divisione con i Polo, e della costruzione degli altri due palazzi di Mare (16I0 e 1645),
Nel 1663 i Poli convennero con i De Pol la permuta seguente: i De Pol cedono l'antica casa dei Poli, i quali la demolivano e costruivano sull’ area della stessa il terzo palazzo succitato; i Poli a loro volta costruivano nella vicina località "Stavel » altra casa che assegnavano in cambio ai De Pol.
In questa casa che tutt'ora sussiste in parte diroccata, i De Pol abitavano fino al 1734, nel quale anno acquistavano dai Poli il palazzo di Mare (ora Cesco Canzian), dove trasferivano la loro abitazione, ivi rimanendo fino al 1812, nel quale anno acquistavano dai Poli il palazzo di S. Pietro (ora Municipio).
Con i due Fratelli Giacomo e Giovarmi Poli (una sorella dei quali, Adriana, passava a cospicue nozze col Conte Ottaviano di Collalto) la casa Poli si divideva in due rami : quello di Giacomo (1618-1670) e quello di Giovanni (1629-1707).
La discendenza e la fine dei Nobili POLI
Elevati i fratelli Giacomo e Giovanni Polì alla dignità del veneto patiziato nel 1663, essi diedero luogo a due distinte discendenze.
Nello stesso anno 1663 e nell'anno successivo edificavano il grandioso palazzo di San Pietro (attuale Municipio), che meglio si addiceva alla conseguita nobiltà. Da Mare si trasferivano in tale palazzo, dove vivevano insieme per breve tempo, data la morte prematura di Giacomo.
Discendenza del N.H. Giacomo Poli(1619-1670)
Giacomo muore nel 1670 e lascia numerosi figli, i quali nell'anno successivo si dividono dallo zio Giovanni. Ad essi viene riservata la proprietà esclusiva del nuovo palazzo di San Pietro, mentre al N. H. Giovanni viene assegnala la proprietà del palazzo di Mare (quello costruito nel 1645).
Gio. Battista (1650-1691), ìl primogenito di Giacomo, nel 1687 (data documentata) fa affrescare il palazzo di San Pietro « da un Carlo eccellente pittore piemontese », del quale ignorasi l'esatto cognome, essendo incerto che tal cognome fosse « Valle », quale leggasi in una cronaca contemporanea, su questo punto probabilmente errata, non essendovi notizia di un pittore Carlo Valle.
Il vero autore di tali dipinti non è da ritenersi ancora identificato. Pochi anni dopo Giò. Battista muore celibe a Venezia.
II fratello Florio (1656-1727) dimora prevalentemente nel palazzo Poli a Villa-piccola di Auronzo, ora sede della Pretura, ed ivi muore celibe, dopo di avere fondalo nel 1709 la Mansioneria perpetua del Crocefisso di Valcalda a Pieve di Cadore,
Gian Francesco ( 1664-1738) altro fratello, abita nel palazzo di San Pietro ed a Venezia, dove sposa la nobildonna Pisana Corner. Muore a San Pietro. Gli altri due fratelli Agostino e Giambattista muoiono celibi a Venezia,
Unica discendente ed erede di tale ramo i Giacomo (1703-1787 c.), figlio di Gian Francesco. Con lui la casa Poli prende stabile dimora a Venezia.
Già vivente il di lui padre, la cospicua, immensa sostanza dei Poli comincia a sgretolarsi con frequenti e sempre maggiori vendite, sposso falle, per i beni del Comelico, ai loro consanguinei De Pol, il cui casato di uomini di legge era, nel secolo XVIII, fiorente più che mai.
Giacomo muore in tarda età verso il 1787 c lascia due figli, Gian Battista e Cristoforo, ì quali negli ultimi decenni della Repubblica di San Marco formavano parte
del Ser.mo Maggior Consìglio ed erano magistrati della "Quarantia" il primo anche Podestà di Crema e di Treviso. Nei 1812 essi Vendono il palazzo di San Pietro al notaio Antonio De Pol q.m. Bortolo, e poco dopo alienano anche gli ultimi beni che possedevano in Cadore e in Carnia.
Cristoforo muore a Venezia (1817) a successivamente Gran Battista a Bibano, dove possedeva gli ultimi retaggi della sostanza avita.
Lasciano entrambi dei figli, dei quali si hanno scarse notizie. Ignorasi se il casato sia tuttora esistente ed abbia perduto la nobiltà fra le numerose famiglie Poli che esistono attualmente nel Veneto e fuori.
Discendenza del N.H. Giovanni Poli (1629-1707)
Giovanni Poli, ottenuta l'assegnazione del palazzo di Mare, trasferì la propria dimora a Tolmezzo, dove aveva sposalo una nobile Janesi; e poi a Tiezzo nel Friuli, dove possedeva una vasta tenute ed una villa signorile. Ivi moriva nel 1707, disponendo che venissero celebrate 5 mila Messe a suffragio della sua anima.
Gli succedevano i figli : Angelo, eletto nel 1709 Magistrato alle pompe ; Giuseppe, eletto nel 1707 Rettore in Lucania e nel 1714 Governatore di nave; Gio. Giacomo. frate domenicano, che nel 1723 istituiva la Confraternita del Rosario nella chiesa di Perarolo, Angelo era in Venezia un personaggio influente, al quale i cadorini ricorrevano in caso di bisogno: specie il Comune di Valle di Cadore che lo considera suo protettore.
Nel 1743 Angela e Giuseppe Poli vendevano al notaio Bortolo de Pol il palazzo di Mare (ora Cesco Cancian) e successivamente alienavano mano mano tutti i beni da essi posseduti.
Non consta che abbiano lasciato discendenti.
Di fronte al rapido declino della famiglia Poli, ben a ragione il nostro esimio storico don Pietro Da Ronco afferma che l'acquisto della nobiltà con l'esborso di centomila ducali alla Repubblica fu il principio della decadenza morale ed economica dei Poli »,
Per la storia dell'altro casato dei De Pol, legato ai Poli dalla comune origine e subentrato in buona parte dei loro beni nel Comelico, e poi pur esso decaduto, come la maggior parte dello antiche famiglio comelicesi, rimandiamo i nostri lettori a quanto pubblicato dal Da Ronco,
C. Fabbro