Curiosità storica.

Nasce nel maggio del 1952 il primo numero del mensile "IL COMELICO" con la direzione di A. Pellizzaroli.
Nell'articolo di presentazione: L'idea di formare questo giornale nacque una sera. Una di quelle sere d'inverno lunghe e fredde, in un caffé del centro  tra alcuni amici, centellinando un buon bicchiere di vino, di quello "Verona" buono, che ti fa fare il bis e anche il tris, dopo i quali inizia un lungo colloquio che cominciando con i problemi del capoluogo va a finire su tutti quelli dell'intera Vallata.
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direzione e amministrazione - via S.Candido- S.Stefano di Cadore
prezzo £. 35

Anno 2  n.4  aprile 1953       pillole -appunti-storia dal mensile "IL COMELICO"

Spigolature Storiche Comelicesi

LA STRADA DELLA VALLE

Fino dai primi anni del secolo scorso cominciò ad agitarsi nel Comelico il problema della costruzione di una nuova strada lungo il Piave da S. Stefano a Gogna. La regione era collegata con la restante parte del Cadore dalla sola antica strada del Centenaro: l’erta e stretta strada che da Danta conduceva a S. Caterina di Auronzo.

Le opinioni erano discordi e vi era soprattutto nel popolo la preoccupazione della spesa che avrebbe dovuto fare carico esclusivo sui bilanci dei Comuni: ciò che avrebbe voluto dire sostenere con le rendite dei boschi una spesa per un’opera grandiosa che sarebbe stato giusto venisse eseguita dallo Stato. Ma dall'Austria vi era poco da sperare.

Le menti più illuminate del Comelico si manifestarono favorevoli a sostenere il peso dell’opera, della quale palesemente intuirono la somma importanza per l’avvenire della Regione.

I delegati dei Consigli Comunali del Comelico (Dott Liberale Monti, Antonio de Pol, Pietro Castellan e Giuseppe Bettina) in un loro esposto 2 gennaio 1828 al R. Commissario di Auronzo consideravano la nuova strada «diretta a migliorare la sorte di questa infelicissima popolazione che, nella esecuzione di tale lavoro ravvisa l’epoca della propria rigenerazione ».

Si accenna in tale esposto « alle luttuose circostanze ed alle angustie del popolo, che all'avvilimento del commercio, nella scarsezza dei prodotti del suolo, soffre le più dure privazioni e manca di ogni altro mezzo onde provvedere alla sua sussistenza ».

Di tale discordanza di opinioni troviamo un saggio eloquente in una poesia popolare che un ignoto comelicese concepiva nei primi anni dell' 800.

« Due contadini del Comelico, uno dei quali ha varcato il monte di Santa Caterina, si trovano, e così si esprimono sulla nuova strada che si tenta di aprire da S. Stefano a Gogna.

 

 

Fra gli stessi sostenitori della necessità della nuova strada, fino dal 1823 si manifestavano gravi dissensi sul modo di far fronte alla spesa e sulla ripartizione di essa fra i Comuni interessati. -

Ma finalmente, dopo vari anni di discussioni e dopo che era stato eseguito nel 1827 il progetto dell’ Ing. Gaetano Bergamaschi (vi è chi dice che il progetto sia da attribuirsi all'lng. Bosio di Klarenturm) i cinque consorziati Comuni del Comelico si accordavano sulle carature della spesa, che veniva stabilita con Decreto Governativo 14 aprile.1837 n. 12743.

L'opera da appaltarsi veniva definita «Le grandi strade del Comelico », perchè comprendeva oltre alla strada principale S. Stefano- Cima Gogna, anche i due tronchi S. Stefano-Padola e S. Stefano- Presenaio, i quali dovevano avere le stesse caratteristiche del tronco principale.

Con contratto 30 gennaio 1836 l'opera veniva appaltata al noto imprenditore lombardo Antonio Talacchini, quello stesso che nel 1830 aveva costruito la strada della Cavallera.

Il lavoro veniva subito iniziato e condotto a termine nell'anno successivo.

Il costo dell'opera veniva liquidato soltanto l’ 11 dicembre 1852 nella somma complessiva di Lire 1.011.765,72.

Tale spesa veniva ripartita fra i Comuni, in ragione d'estimo e di popolazione, nella misura seguente:

I) Comelico Sup. L.394.381.22;

Comelico Infer. L. 271.274.62;

Danta L. 56021.47; S. Nicolò L. 76.282,06; S. Pietro Lire 213.806.33.

Chiudiamo questi cenni storici col rendere il dovuto omaggio ai vecchi uomini del Comelico che fin da quel tempo seppero intuire e presagire che la strada della Valle sarebbe stata foriera di progresso e di rigenerazione.

In quanto al nostro poeta che un secolo fa temeva la venuta de « i siore dalle basse », certamente il suo spirito placato gode con noi dell’attuale sviluppo civile del Comelico.

Celso Fabbro